Milano, 17 maggio 2025: una data che rimarrà impressa nel calendario civile di chi non accetta silenziosamente il ritorno di fantasmi che pensavamo relegati ai margini della storia. Ieri, nella capitale morale d’Italia, è andata in scena una doppia sfida: da una parte l'adunata dell'estrema destra europea, travestita da conferenza geopolitica ma impregnata di slogan remigratori e discriminatori; dall’altra una piazza viva, rumorosa, indignata. Tra le bandiere dell'antifascismo e della dignità c’era anche quella valdostana.
Valle d’Aosta Aperta ha scelto di esserci. E di farlo con fermezza.
"Non possiamo voltare lo sguardo altrove – si legge in una nota del movimento – perché quello che succede in Lombardia riguarda anche noi. Non è un problema locale, ma una deriva che tocca la tenuta democratica dell’intero Paese." Le parole non sono retorica. Sono una presa di posizione netta, doverosa, di fronte a chi propone la deportazione degli stranieri, la chiusura etnica delle società e l’erosione dei valori repubblicani.
Ed è significativo che questa mobilitazione sia avvenuta proprio nel giorno dedicato alla lotta contro l’omobitransfobia. Due fronti che si intrecciano: l’odio per il diverso, che si tratti del migrante, del povero, della persona LGBTQIA+. E se lo Stato centrale fatica a legiferare, se a Roma il Ddl Zan è ancora un ricordo bruciato, anche in Valle non va meglio: la recente bocciatura in Consiglio Valle della proposta di legge contro le discriminazioni di genere – affossata dalla maggioranza UV-PD – resta una ferita aperta.
Ma c’è chi non si rassegna. "La nostra partecipazione a Milano – continua il comunicato – è un atto di responsabilità politica e civile: la violenza delle idee estremiste si combatte con la forza della solidarietà e della presenza". Una dichiarazione che è anche un messaggio rivolto alla società valdostana, spesso descritta come placida, protetta dalle montagne, ma che non può e non deve sentirsi immune.
Ecco allora che quella bandiera sventolata a Milano non era un simbolo esterno, ma la voce di chi – dalla nostra regione – non accetta che si torni indietro. Né oggi, né mai.
E guardando all’imminente referendum dell’8 e 9 giugno sulla cittadinanza, quella piazza diventa anche un monito: la democrazia si difende ogni giorno, non solo nelle urne. Con la presenza, la testimonianza, la condivisione.
Il messaggio finale di Valle d’Aosta Aperta è semplice e potente:
"NON C’È SPAZIO PER L’ODIO. NÉ OGGI, NÉ MAI."