Due giorni pieni di dibattito, una seduta pomeridiana e una giornata intera di lavori, decine di interventi e un copione che, alla fine, si ripete con una certa regolarità. Il Consiglio Valle ha passato al setaccio 57 ordini del giorno presentati dalle forze di opposizione sul Documento di economia e finanza regionale, sulla legge di stabilità e sul bilancio di previsione 2026-2028. Il bilancio, è proprio il caso di dirlo, parla chiaro: 41 ordini del giorno respinti, 16 ritirati.
Il Governo regionale ha motivato il suo “no” spiegando che molte proposte riguardano azioni già in corso, altre non sarebbero tecnicamente o finanziariamente attuabili. In alcuni casi è arrivata la classica formula di cortesia: valutazione futura, eventuali approfondimenti, relazioni in Commissione. Tradotto dal politichese: se ne riparla, forse.
A fare i conti più salati sono stati Lega Vallée d’Aoste e La Renaissance Valdôtaine: 11 ordini del giorno respinti su 12. Un elenco lungo e variegato, che spaziava dal sostegno alla locazione per le fasce Isee intermedie all’idea – ambiziosa – di una facoltà di medicina all’Università della Valle d’Aosta, passando per lupi monitorati con droni e termocamere, pensioni sotto i mille euro, costi autostradali, crisi del sovraindebitamento e formazione di operai specializzati. L’unica iniziativa ritirata riguardava i voucher per i centri estivi: probabilmente giudicata più spendibile altrove.
Stesso destino, più o meno, per Alleanza Verdi e Sinistra, che su 13 ordini del giorno ne ha visti respingere 11. Dentro c’era un po’ di tutto: dalla fibra ottica casa per casa alla prevenzione degli incendi boschivi, dalla gratuità dei mezzi pubblici per gli under 21 alla decarbonizzazione della Cogne Acciai Speciali, fino alla dispersione scolastica e all’edilizia residenziale pubblica. Due le iniziative ritirate: l’App per escursionismo e cicloturismo e la proposta di legge sui caregiver familiari.
Fratelli d’Italia ha giocato una partita più tattica: su 10 ordini del giorno, solo tre sono arrivati al voto e sono stati respinti (spesa corrente, investimenti e funivia Cogne–Pila), mentre ben sette sono stati ritirati, toccando temi pesanti come sanità, fondi europei, emergenza abitativa, turismo e collegamenti infrastrutturali. Una scelta che sa di prudenza politica più che di resa.
Non è andata molto meglio al PD–Federalisti Progressisti, che ha incassato 13 bocciature su 16. Le proposte riguardavano finanza locale, edilizia pubblica, sanità, Pnrr, commercio, scuola, grandi eventi sportivi, cultura, liste d’attesa e perfino il rafforzamento del Brel e del Guichet linguistique. Tre gli ordini del giorno ritirati, tra cui quello sul disavanzo dell’USL e l’idea di un’Orchestra sociale regionale.
Chiude il quadro Autonomisti di Centro: sei iniziative presentate, tre respinte e tre ritirate. Anche qui temi strutturali – sport, Natura 2000, organizzazione dell’amministrazione regionale – finiti contro il muro della maggioranza.
A margine del dibattito politico, l’Aula ha preso atto anche di sei relazioni della Corte dei Conti, che hanno riportato tutti con i piedi per terra: partecipate, bilanci, fondi europei, Case di Comunità, Pnrr e persino il progetto “Arvier agile”. Numeri, controlli e richiami alla gestione, lontani dalle suggestioni degli ordini del giorno.
Morale della storia? L’opposizione ha fatto il suo mestiere: ha presentato proposte, acceso il dibattito e messo bandierine politiche. La maggioranza ha fatto il suo: ha difeso l’impianto del bilancio e tirato dritto. In mezzo, un Consiglio Valle che ha parlato molto e deciso poco, lasciando agli atti una certezza: sul bilancio regionale, passare è difficile. Ritirarsi, a volte, conviene.













