/ Consiglio Valle Comuni

Consiglio Valle Comuni | 09 dicembre 2025, 17:13

Centrodestra a pezzi, bandiere ammainate e porte sbattute

Il coordinatore di Noi Moderati, Orlando Navarra, si congeda e lancia un progetto civico. Forza Italia è al governo con l’Union, la Lega combatte in solitaria all’opposizione, Pour l’Autonomie resta nel limbo. Fine della coalizione o inizio di altro?

Orlando Navarra

Orlando Navarra

Se fosse una sceneggiatura, sarebbe scritta male: un partito perde il segretario, un altro entra in maggioranza con chi fino a ieri era avversario politico, un terzo resta solo su un banco dell'opposizione che sembra più uno sgabello traballante, e un consigliere di Pour l’Autonomie finisce come l’ospite inatteso di una festa dove nessuno gli ha conservato il posto a tavola. Tutto vero. Tutto valdostano.

Il centrodestra, quello che doveva essere compatto, granitico, “nazionale”, in Valle d’Aosta pare essersi sciolto come neve a marzo. E non per effetto serra, ma per effetto “poltrona”.

Navarra sbatte la porta, ma promette di tornare

«Ho sempre creduto nel centrodestra unito come pilastro di stabilità e buona amministrazione per la Valle d’Aosta», scrive Orlando Navarra, che oggi annuncia la fine della sua esperienza alla guida di Noi Moderati.

Il tono è pacato, ma le frasi quel retrogusto amaro ce l’hanno eccome:
«Di fronte alla frattura della coalizione nel nostro territorio, non c’è stata un’adeguata attenzione da parte dei vertici nazionali per ricucire».

Che tradotto nel linguaggio da bar di piazza Chanoux significa: a Roma parlano di unità, qui ci lasciano marcire ognuno per sé.

A Roma uniti, in Valle ognuno per le sue poltrone

«Si assiste alla narrazione nazionale di un centrodestra unito che sembra valere per tutta Italia, ma non per la Valle d’Aosta: trasformata in un laboratorio di esperimenti mal riusciti».

Il riferimento non è poi così velato: Forza Italia al governo regionale insieme all’Union, Noi Moderati senza guida, Lega all’opposizione isolata come un faro spento, Pour l’Autonomie parcheggiato fuori da tutto, nonostante la disponibilità a entrare in maggioranza.
Una coalizione che, nelle intenzioni, si voleva “esempio”, e che oggi appare più come un puzzle con metà dei pezzi smangiati dal cane.

«Il centrodestra o è unito in tutta Italia, oppure non è unito: la coerenza non può essere a geografia variabile».
Un messaggio più puntuto di quello che sembra.

Navarra ricorda il lavoro svolto: «Sanità e riduzione delle liste d’attesa; lavoro e imprese; infrastrutture critiche come i trafori; fiscalità di favore e zona franca; riduzione delle tariffe dei rifiuti».
E poi aggiunge, come a rivendicare una bandiera che nessuno riconosce più: «Chi ha sempre dichiarato e pagato le tasse ma oggi fatica, non può essere abbandonato».

È un promemoria politico in piena regola: le battaglie dei Moderati restano, ma la casa potrebbe non essere più quella.

Navarra non fa giri di parole: «Il centrodestra non può ridursi allo spettacolo di un cartello elettorale poi sfaldato nel momento delle scelte concrete».
E ancora: «Se si sceglie l’unità si va tutti all’opposizione o tutti al governo». Quel “tutti” sembra riferito a qualcuno che ha preferito i velluti rossi agli scranni di minoranza.

«Serve una nuova prospettiva: un’area civica pragmatica e responsabile, capace di dialogare con tutte le esperienze moderate, liberali, cattoliche, laiche e civiche della nostra Regione».

Sembra un addio, ma è un arrivederci. Un “esco un attimo a prendere aria” ma la porta resta socchiusa. «Io non lascio il centrodestra: lavoro per unirlo davvero», conclude.

Intanto però, in quella che era una casa comune, restano solo le sedie vuote e le luci fredde. La Lega presidia l’opposizione con la disciplina dei soldati in trincea; Forza Italia governa con chi fino a ieri accusava di immobilismo; Pour l’Autonomie ha il cappotto in mano e nessuno gli dice se restare o uscire.

La foto di fine anno del centrodestra valdostano sembra quella ritrovata nel cassetto: stropicciata, con i volti un po’ graffiati, e qualcuno che non c’è più. Se il 2024 è stato l’anno della spaccatura, il 2025 si apre con un punto di domanda:
un nuovo progetto civico unirà, o sarà l’ennesimo cartello da campagna elettorale?

La storia recente insegna che in Valle d’Aosta i laboratori politici raramente superano la fase chimica. E spesso finiscono con una piccola esplosione. Drammatica? Forse. Ma tremendamente reale.

j-p. sa

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore