Storia dell’istituzione, ruolo del Consiglio regionale e simulazione legislativa su un tema reale come i trasporti notturni: così l’autonomia speciale smette di essere parola astratta e torna ad essere responsabilità politica e partecipazione democratica.
C’è un punto che spesso sfugge nel dibattito pubblico valdostano: l’autonomia non si difende a colpi di comunicati, né si tramanda per osmosi. Si costruisce, si comprende e si trasmette solo se viene praticata. È per questo che iniziative come Portes Ouvertes non sono semplici visite istituzionali, ma veri e propri atti di formazione autonomista.
Nella mattinata di venerdì 19 dicembre 2025, la classe V A del Liceo linguistico Esabac dell’Isiltp di Verrès ha vissuto il Consiglio Valle non come spettatore, ma come protagonista. Accolti in Aula dal Presidente del Consiglio regionale, Stefano Aggravi, gli studenti hanno potuto conoscere la storia e il funzionamento dell’Assemblea legislativa valdostana, cioè il cuore politico dell’autonomia speciale.
Un passaggio fondamentale, perché l’autonomia non è solo una somma di competenze scritte nello Statuto, ma un sistema istituzionale che vive di regole, ruoli e responsabilità. Capire cosa fa il Consiglio Valle, perché esiste e come opera significa comprendere il senso stesso dell’autogoverno regionale: decidere qui, per questa comunità, assumendosi fino in fondo il peso delle scelte.
Accompagnati dalle docenti Stéphanie Fasano, Marzia Zanetti e Manuela Lanterna, gli studenti sono poi passati dalla teoria alla pratica, sedendosi simbolicamente nei banchi dei Consiglieri regionali. Un gesto semplice solo in apparenza: occupare quei posti significa entrare, anche solo per qualche ora, nello spazio della sovranità regionale.
La simulazione legislativa ha preso avvio da una proposta di legge preparata in classe sull’istituzione dei trasporti notturni. Una scelta tutt’altro che casuale. Parlare di mobilità significa parlare di territorio, di servizi pubblici, di diritto allo spostamento in una regione montana con specificità evidenti. In altre parole: significa fare politica regionale, non generica amministrazione.
Il dibattito che ne è scaturito ha restituito tutta la complessità del processo decisionale autonomo: confronto tra posizioni diverse, valutazione dei costi, attenzione all’interesse collettivo, ricerca di una sintesi. Alla fine, la proposta è stata approvata dalla maggioranza degli studenti-consiglieri, dimostrando che anche una decisione “simulata” richiede metodo, ascolto e responsabilità.
Ed è proprio qui che il valore autonomista dell’esperienza emerge con forza. L’autonomia non è un privilegio da rivendicare solo quando conviene, ma un esercizio quotidiano di democrazia. Senza cittadini consapevoli – e senza giovani formati al funzionamento delle istituzioni – l’autonomia si svuota, diventa parola buona per i discorsi ufficiali e fragile di fronte alle spinte centraliste.
In un contesto nazionale in cui l’educazione civica è spesso ridotta a materia accessoria e la politica viene percepita come distante, far entrare una classe in Consiglio Valle e chiedere di legiferare è un gesto profondamente politico. Significa dire che l’autonomia valdostana ha senso solo se qualcuno la comprende, la esercita e, domani, saprà difenderla.
Portes Ouvertes, allora, non apre solo le porte del Consiglio: apre una possibilità. Quella di formare cittadini che non subiscano le istituzioni, ma le abitino. Ed è forse da qui, più che da molte dichiarazioni solenni, che passa il futuro dell’autonomia speciale della Valle d’Aosta.













