La Valle d’Aosta affronta una stagione di siccità prolungata, ma le comunicazioni ufficiali dell’Assessorato dell’Agricoltura e Risorse naturali sembrano concentrarsi soprattutto su monitoraggi e valutazioni. Tecnici e periti sono al lavoro per osservare gli effetti sulle attività agricole e zootecniche, con particolare attenzione agli alpeggi, definiti tra i contesti più vulnerabili, dove la scarsità di precipitazioni e le temperature elevate rischiano di compromettere colture e disponibilità di foraggio.
L’Assessorato ribadisce il proprio impegno nel garantire “una gestione proattiva e responsabile dell’emergenza”, ma le dichiarazioni appaiono più descrittive che operative: mancano indicazioni chiare sulle misure preventive concrete da attuare, sugli aiuti immediati agli allevatori e sulla programmazione a medio-lungo termine per ridurre il rischio idrico.
Per operatori e cittadini, quindi, la percezione è chiara: mentre la siccità avanza e gli alpeggi soffrono, le istituzioni si limitano a monitorare la situazione, rinviando decisioni e interventi che invece dovrebbero essere tempestivi. La domanda resta aperta: quando la teoria del monitoraggio diventerà azione concreta?












