Budapest, 200 mila cuori contro Orbán
Orban se l’è presa in faccia, e stavolta non è un modo di dire. Il Pride di Budapest ha portato in piazza duecentomila persone, coriandoli e rossetti, e anche qualche cartello che ritraeva il premier ungherese con trucco pesante e sguardo perplesso. Gli hanno risposto con l’amore, lui con la polizia. Schlein commenta: «Inquietante il silenzio del nostro governo». E come darle torto? La Meloni tace, Salvini si gira dall’altra parte, ma sotto sotto brindano a goulash e illiberalismo. D'altronde il loro modello è quello: Orban, Putin, Le Pen e compagnia becera.
Intanto, nel nostro piccolo, si fa finta di niente. E anche i tg della RAI – sempre più sonnambuli – ignorano la notizia. Ma noi no: #OrboOrbán, ci vediamo alla prossima sfilata. A colori.
Se la piazza puzza…
Place Chanoux, cuore pulsante di Aosta. Turisti, eventi, foto, matrimoni. Ma anche una puzza pestilenziale che, da anni, stende chiunque osi respirare a pieni polmoni vicino a quel famigerato tombino senza sifone. Non serve un miracolo, basterebbe un bicchiere d’acqua e un minimo di attenzione. Invece niente.
Geometri, tecnici, ingegneri comunali – ce n’è uno ogni tre metri quadrati – e nessuno che si curi di rimettere a posto il buco dell’inferno. Nel frattempo, l’IVAT (traslocato lì da poco) si becca anche l’olezzo in sala, non esattamente il massimo per promuovere la cultura valdostana. Una betonega ci sussurra: «Altro che odore di alpini… qui ci vuole il profumo della politica onesta». Ma per ora, niente. Solo tanfo.
Chi votiamo? Tombino per tombino…
«Mi turerò il naso e voterò», diceva Montanelli. Oggi ad Aosta ti tappi il naso prima ancora di sapere per chi. Il panorama è desolante.
Qualcuno rimpiange Gianni Nuti: "Persona onesta, cólta, per bene. Escluderlo è un errore madornale."
E mentre si discute se introdurre o no l’elezione diretta del sindaco, i “politichini” stanno – secondo un altro commento pepato – “dentro al tombino a produrre miasmi”. Immagine potente. E purtroppo realistica.
Cervinia, il bluff continua
Un anno dopo l’alluvione, niente soldi promessi, nessun vero intervento. Lo scrive La Stampa e lo confermano i cittadini. Le attività sono state riaperte a spese dei privati, l’unico cantiere è quello per l’area giochi (no, non è una battuta).
Un cittadino di Avouil ricorda amaramente: «Nel 2017 ho perso tutto per una frana in una zona dichiarata sicura, con tanto di licenza comunale. Dopo 8 anni e 1200 pagine d’indagini, sto ancora aspettando i rimborsi».
E poi si parla di fiducia nelle istituzioni…
La politica valdostana – tra tanfi, tombini, candidati latitanti e ritorni ambigui – continua a girare in tondo. Ma l’aria nuova non arriva dai ventilatori, arriva dalla piazza, da chi non si rassegna, da chi pretende risposte.
E se proprio non cambia nulla, facciamo come a Budapest: una parrucca, un cartello e via in corteo. Almeno si respira meglio.











