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CRONACA | 28 maggio 2025, 19:44

Svizzera, si stacca un ghiacciaio: villaggio spazzato via dal bianco inferno

Un’intera comunità salvata per miracolo, ma le case non ci sono più. A Blatten, in Vallese, un’intera porzione del ghiacciaio si è schiantata sul villaggio, radendolo al suolo. Evitati lutti solo grazie a un’evacuazione preventiva. Autorità in silenzio, soccorritori al lavoro in un paesaggio spettrale

Blatten prima del disastro

Blatten prima del disastro

Blatten non esiste più.
Il piccolo villaggio incastonato tra le vette del Vallese, nella Svizzera meridionale, è stato letteralmente cancellato da una valanga di roccia, ghiaccio e detriti. Mercoledì 28 maggio, nel cuore del pomeriggio, il ghiacciaio sospeso sopra l’abitato ha deciso di cedere, senza più ascoltare gli allarmi e le previsioni. Una massa imponente si è staccata dal fianco del Kleines Nesthorn, travolgendo ogni cosa sul suo cammino.

Lo scenario che si è presentato ai primi soccorritori è desolante: travi divelte, tetti sepolti, strade scomparse sotto metri di fango gelato. Il villaggio di Blatten è diventato una macchia indistinta nella cartografia della valle. Nessuna vittima, per ora: la popolazione – circa 300 anime – era stata evacuata già il 19 maggio. Una decisione prudente, che oggi ha il sapore amaro di un miracolo.

Ma la salvezza delle vite non cancella la tragedia: quella comunità non ha più una casa.

Blatten dopo la sciagura

Da giorni, gli esperti parlavano di un possibile evento di vasta scala. Lo scioglimento accelerato del ghiaccio, l’instabilità crescente della massa glaciale, i primi piccoli smottamenti. Tutti segnali di un equilibrio ormai perduto. Tuttavia, quando la montagna decide di muoversi, non lo fa mai in silenzio: è un boato profondo, una furia cieca che rompe la quiete alpina e la trasforma in paura collettiva.

Il fotografo dell’agenzia Keystone-ATS, giunto poco prima del disastro, ha descritto la scena con parole semplici ma definitive: «Una discesa di enormi masse di materiale che ha inghiottito tutto». Un fondovalle ora simile a un cratere.

Una conferenza stampa era stata annunciata per le ore 16. Doveva servire ad aggiornare la popolazione, a rassicurare. Ma non è mai iniziata. Lo Stato maggiore di condotta regionale ha fatto sapere che non ci sono ancora condizioni di sicurezza per completare una ricognizione dell’area e che ogni comunicazione è sospesa, in attesa di nuovi sviluppi.

Un silenzio che pesa come una cappa. Perché non sapere cosa resta, di ciò che un tempo era un villaggio, è forse la ferita più profonda. Non ci sono morti, ed è già qualcosa. Ma il senso di smarrimento è totale.
Blatten oggi è solo un nome su un cartello, sepolto chissà dove.

Il ghiaccio si ritira, le rocce cedono, i boschi tacciono. La montagna ha parlato con una voce antica, fatta di gelo e gravità. Nessuna sirena ha potuto fermarla.
Questa è la nuova frontiera del cambiamento climatico: non solo numeri e curve, ma villaggi fantasma, madri in lacrime, anziani che non sanno se rivedranno mai le loro case.

Blatten è salva, sì. Ma distrutta. E con lei, un pezzo del nostro rapporto con la montagna, fatto di fiducia, di bellezza e di rischio.

pi/jp.sa.

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