I numeri sono incoraggianti, le percentuali sorridono e le amministrazioni del SubATO A possono brindare, almeno per ora, a un primo obiettivo centrato con un anno d’anticipo: nel mese di aprile 2025 la raccolta differenziata ha superato il 76%, a fronte di un target fissato per il 2026. Un salto netto rispetto al 58% registrato nello stesso quadrimestre del 2024. Il nuovo sistema, messo a punto da Aprica e Quendoz e avviato in modo graduale a partire da febbraio, sembra aver trovato terreno fertile nella comunità valdostana, che ha risposto con responsabilità e consapevolezza.
Oltre 26mila utenze già registrate tramite Ecotessera o app, più di 1.200 contenitori distribuiti solo nel mese di maggio e, cosa più significativa, un calo di oltre il 20% della frazione indifferenziata: sono questi i segnali di una rivoluzione silenziosa ma concreta. A calare non sono solo i rifiuti non differenziati, ma anche il totale complessivo degli scarti prodotti, sceso di circa 374 tonnellate in un anno.
Sul piano della comunicazione e della sensibilizzazione, il progetto scolastico "Caccia ai RAEE" ha coinvolto centinaia di studenti e si è concluso a Villeneuve con la premiazione delle classi vincitrici. Tutto bello, tutto utile. Ma è sufficiente per parlare di successo duraturo?
Grannonico (UIL): “Nessuno ci dice la verità su Brissogne. E pagheremo caro la scelta ideologica contro l’inceneritore”
A gettare una secchiata d’acqua fredda sull’entusiasmo generale è Andrea Grannonico, segretario della UIL Trasporti e Igiene Ambientale Valle d’Aosta, che, pur riconoscendo il buon andamento della raccolta differenziata, alza il velo su una serie di criticità sistemiche e, a suo dire, taciute.
“Il problema vero – afferma Grannonico – non è quanto differenziamo oggi, ma dove andremo a buttare domani. La discarica di Brissogne si esaurirà a brevissimo e chi gestisce il sistema lo sa bene. Solo che, a noi parti sociali e cittadini, nessuno dice la verità.”
Secondo il sindacalista, i dati ufficiali non collimano con quanto si può osservare direttamente sul sito e con quanto riportato da alcuni addetti ai lavori che, per ovvi motivi, preferiscono l’anonimato. Una mancanza di trasparenza che rischia di far saltare il banco.
Ma il nodo, per Grannonico, è ancora più profondo e risale a una scelta politica controversa:
“Aver detto no all’inceneritore solo per fare un dispetto al senatore Rollandin è stato un errore storico. La gestione dei rifiuti non è né di destra né di sinistra. È solo buon senso. Ora, senza impianto e con una discarica al collasso, saremo costretti a portare i rifiuti fuori Valle. Con costi stellari e la concreta possibilità che i lavoratori della discarica restino senza occupazione.”
Non manca, nel ragionamento di Grannonico, una punta di sarcasmo amaro:
“Aveva ragione Buzzi di Mafia Capitale… L’immondizia rende più della cocaina. A buon intenditore, poche parole.”
Se da un lato è giusto celebrare il traguardo del 76%, dall’altro l’interrogativo posto dalla Grannonico è legittimo: dove andremo a mettere i rifiuti quando Brissogne sarà piena? Il silenzio sul post-discarica, unito alle tante inchieste che hanno interessato altre aree come Pompiod, Chalamy e Issogne, compone un quadro per nulla rassicurante.
E sulla nuova TARIP, Grannonico è lapidario: “È stata solo propaganda. Nessuno l’ha spiegata davvero ai cittadini. Hanno venduto un sogno, ma i conti non tornano.”
Il tempo dirà se le previsioni più cupe si avvereranno. Intanto, una cosa è certa: senza una visione chiara e una strategia a lungo termine, il buon risultato odierno rischia di essere solo un fuoco di paglia. Infatti mentre aumenta la differenziata - il che dovrebbe favorire la riduzione dei costi - di pari passo aumentano anche le tariffe della Tarip.