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CRONACA | 27 aprile 2025, 08:00

La Pace nel Cuore del Mondo: La Commossa Celebrazione di Franciscus, Papa dell’Amore

La giornata di ieri resterà nella storia non solo per l'importanza religiosa, ma anche per il profondo messaggio di speranza e pace che ha attraversato i cuori di milioni di persone in tutto il mondo. Il Papa, "Franciscus", come lo chiamano con affetto, ha lasciato un segno indelebile nelle piazze e nelle case degli uomini e delle donne che lo hanno seguito con amore e rispetto.

La Pace nel Cuore del Mondo: La Commossa Celebrazione di Franciscus, Papa dell’Amore

San Pietro ha visto qualcosa di mai visto. La sua imponente basilica, che solitamente sembra sfidare le leggi del tempo, oggi sembrava più piccola, più fragile, immersa in un silenzio che parlava più di mille parole. Ieri, il mondo ha fermato il suo respiro. Il Papa dell’amore, il "Franciscus" che ha dedicato la sua vita a portare pace e speranza nelle periferie del mondo, è tornato a Dio, lasciandoci il suo testamento di compassione e accoglienza.

250 mila persone hanno assistito ai funerali di Papa Francesco in Piazza San Pietro, presenti 166 tra capi di Stato e delegazioni internazionali. A presidiare le esequie è stato il decano del Collegio cardinalizio, il cardinale Giovanni Battista Re. Il lungo corteo funebre parte del rito della ‘traslazione della salma’ nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Il feretro tumulato, in forma privata, in una tomba semplice tra la ‘Cappella Paolina’ e la ‘Cappella Sforza’ nel rispetto delle volontà espresse da Bergoglio.

Migliaia di persone, provenienti da ogni angolo del pianeta, si sono strette intorno alla bara semplice di Papa Francesco. Non c'erano grandi cerimonie, non c'erano ostentazioni di potere, solo un popolo in lutto, ma con la speranza che l'amore di "Franciscus" possa continuare a risuonare nel mondo.

«Abbiamo perso un faro di speranza», ha dichiarato il cardinale Giovanni Carlo Re, celebrante della messa funebre. «Il Papa non ha mai avuto paura di essere povero di beni terreni, ma ricco di amore e di pace. È stato l'uomo che ci ha mostrato che la vera ricchezza è nel cuore, nel perdono, nel rispetto per gli ultimi.»

Tra i tantissimi presenti, non sono passate inosservate le immagini che hanno fatto il giro del mondo: i leader internazionali seduti insieme, senza barriere. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, simboli di una tensione globale, che per un attimo si sono trovati faccia a faccia, senza muri, senza divisioni.

Un incontro simbolico che ha commosso il mondo. In un silenzio quasi irreale, i due si sono scambiati un gesto di rispetto. Il commento di Zelensky, visibilmente emozionato, è stato spontaneo e commovente: «Oggi non è solo un funerale. È l'inizio di qualcosa che possiamo chiamare speranza. La pace che Papa Francesco ha seminato con la sua vita è più forte di qualsiasi potere. E oggi, di fronte a lui, capiamo finalmente che possiamo cambiare le cose.»
Trump, che non è mai stato estraneo alle polemiche, si è limitato a una frase più misurata, ma non meno potente: «Franciscus ci ha insegnato che la vera grandezza è nella capacità di amare anche i nostri nemici.»

Un silenzio che parla più di mille parole, quello che ha invaso la piazza e la basilica. Non c’erano più differenze, né potere, né gerarchie. C’erano solo uomini e donne, in piedi di fronte alla morte di un uomo che ha dedicato la sua vita a costruire ponti, non muri. Con il suo sorriso e la sua infinita pazienza, ha cercato di riunire i cuori divisi dal rancore e dalla violenza. E, per la prima volta, forse, oggi qualcuno ha davvero iniziato a credere che la pace, quella vera, sia possibile.

Tutti hanno ripetuto: «Papa Francesco non ha mai cercato la gloria, ma ha sempre cercato l’amore. Il suo testamento è una chiamata alla pace, alla giustizia, al rispetto reciproco. Un messaggio che oggi più che mai è necessario ascoltare.»

Con la sua morte, "Franciscus" ha lasciato il mondo in lutto, ma anche con un segno di speranza: la sua visione di un mondo migliore non morirà con lui. Le sue parole, il suo esempio, sono ora un faro che continuerà a guidarci, soprattutto nei momenti di buio.
"Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio," ha ricordato il cardinale Giovanni Carlo, citando il Vangelo, in un abbraccio di speranza che ha toccato tutti i presenti.

E ora, a San Pietro, qualcuno ha forse iniziato davvero a credere che quella pace, tanto anelata, possa finalmente prendere vita. La sua eredità non si limita al passato: è il nostro compito, quello di raccogliere il seme che ha piantato e farlo germogliare in ogni angolo del mondo. Anche oggi, tra la sofferenza, il seme di "Franciscus" è pronto a crescere.

Oggi, in questo momento così difficile, l’eredità del Papa dell’amore non è solo un ricordo, ma una sfida che ci interpella ogni giorno. Un invito a non arrenderci mai, a credere che la pace sia possibile, e che ciascuno di noi può contribuire a farla crescere.

pi.mi.

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