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CRONACA | 05 luglio 2025, 17:00

Il cappello e la montagna: 130 giovani diventano Alpini all’Aquila

Cerimonia solenne nella piazza del Duomo: consegnato il simbolo delle Truppe Alpine a ragazzi provenienti da tutta Italia, al termine del corso aostano "Solarolo III". Tra memoria, addestramento e spirito di servizio

I Veci consegnano il cappello Alpino ai giovani

I Veci consegnano il cappello Alpino ai giovani

All’Aquila, sabato 5 luglio, centotrenta giovani militari hanno ricevuto il cappello alpino con la penna nera, simbolo antico e potentissimo dell’appartenenza a un corpo che ha fatto la storia d’Italia: gli Alpini. Lo scenario non è casuale: la piazza del Duomo, cuore ferito e rinato dell’Abruzzo, teatro di una cerimonia solenne e carica di significato, alla presenza del Sottosegretario alla Difesa Isabella Rauti, del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Carmine Masiello e del presidente dell’Associazione Nazionale Alpini Sebastiano Favero.

I ragazzi del corso “Solarolo III”, intitolato a una battaglia della Grande Guerra in cui il battaglione Aosta meritò la Medaglia d’Oro, hanno trascorso undici settimane intense al Centro Addestramento Alpino di Aosta, tra sci, marce, alpinismo, sopravvivenza e combattimento in montagna. Poi l’ultima tappa, simbolica e spirituale: l’ascensione al Gran Sasso (2.912 metri) e il cammino di San Gabriele, sulle orme delle penne nere che, un secolo fa, partivano per il fronte.

Non è solo addestramento fisico: gli Alpini vengono forgiati nei valori, nell’attaccamento alla patria e nella solidarietà, come dimostra la visita al comune di Fossa, uno dei tanti paesi ricostruiti dagli Alpini in congedo dopo il terremoto del 2009. L’eredità degli Alpini non si trasmette solo con la tecnica, ma anche con l’esempio.

E l’esempio c’era, forte e commovente, nella consegna del cappello alpino: 130 giovani allineati davanti ad altrettanti “Veci”, che al rullo dei tamburi hanno posato quel copricapo di feltro sulle teste dei nuovi Alpini. Un gesto semplice, ma solenne, ripetuto sotto gli occhi lucidi dei familiari arrivati da tutta Italia. In alcuni casi, padri che lo hanno indossato prima dei figli. Come un tempo. Come sempre.

I nuovi Alpini provengono da ogni regione, dal Piemonte alla Sicilia, a dimostrazione che lo spirito della montagna oggi non ha più confini geografici, ma vive nelle scelte consapevoli di chi cerca un senso più alto nell’uniforme. I reparti delle Truppe Alpine – Taurinense, Julia e Tridentina – continuano a essere in prima linea: nei Balcani, in Libano con l’ONU, nella Forza di Reazione della NATO, e ogni giorno nelle nostre città con l’operazione Strade Sicure.

Accanto a loro, l’Associazione Nazionale Alpini, che con le sue migliaia di volontari è sentinella silenziosa e generosa nei momenti di crisi, catastrofi naturali o semplicemente nei gesti quotidiani verso i più fragili.

Alla fine della cerimonia, mentre la banda militare intona l’Inno nazionale e i cappelli svettano al cielo, la sensazione è chiara: gli Alpini non sono un ricordo del passato, ma una promessa che continua. E oggi, con 130 nuovi custodi, quella promessa è stata rinnovata.

Et dans le silence respectueux de cette cérémonie, une vérité simple s’impose : les Alpins ne sont pas seulement des soldats, ce sont des gardiens de la mémoire, des bâtisseurs de solidarité et des sentinelles de nos montagnes. Avec la plume noire, ils ne portent pas qu’un symbole : ils portent un héritage. Et aujourd’hui, cet héritage parle aussi aux cœurs au-delà des frontières.

red

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