“Il 25 aprile non è una data da commemorare soltanto: è un messaggio da incarnare ogni giorno”. In queste parole si condensa il senso profondo dell’intervento che Manes ha tenuto in Parlamento e poi ribadito nel corso delle celebrazioni ufficiali. Un discorso che va oltre la retorica delle ricorrenze e che interpella ogni cittadino, ogni istituzione, ogni generazione.
Il richiamo di Manes è chiaro: il 25 aprile non può ridursi a un atto simbolico, a una cerimonia da calendario. Deve diventare un impegno costante per la democrazia, la giustizia sociale, l’uguaglianza e la libertà. In un contesto europeo e globale segnato da guerre, instabilità e derive autoritarie, le parole del parlamentare valdostano assumono un peso ancora maggiore.
“La Resistenza non fu un fatto astratto: fu una scelta concreta, quotidiana, fatta da uomini e donne che dissero ‘no’ all’oppressione e ‘sì’ alla libertà”, ha detto Manes, restituendo umanità e coraggio ai protagonisti di quella stagione irripetibile.
C’è una frase che colpisce più di tutte:
“Celebrare il 25 aprile non è solo un dovere di memoria. È un atto politico.”
Un’affermazione netta, che rimette al centro la responsabilità di ognuno di noi. Perché la democrazia non è mai acquisita una volta per tutte. È un bene fragile, che si difende solo se si ha il coraggio di non voltarsi dall’altra parte.
E allora Manes tocca con coraggio anche le ferite del presente:
l’astensionismo dilagante,
la sfiducia nei confronti della politica,
il linguaggio dell’odio che intossica il dibattito pubblico.
Tutti segnali di un disagio profondo che rischia di svuotare di senso proprio quei valori per cui donne e uomini della Resistenza hanno dato la vita.
Il discorso si chiude con un appello che suona come una chiamata all’azione, anche e soprattutto per noi valdostani, figli di una terra che ha contribuito con fierezza alla Liberazione nazionale:
“Non possiamo permettere che il 25 aprile venga svuotato del suo significato, piegato alle convenienze del momento. È il giorno in cui l’Italia intera ritrova se stessa. O dovrebbe farlo. È nostro compito restituirgli forza, senso e unità.”
E poi la domanda, potente come una scossa:
“Siamo ancora degni di quella eredità?”
È una provocazione che non lascia scampo, e che ci costringe a guardare dentro le nostre scelte, dentro le nostre omissioni.
Per una regione come la Valle d’Aosta, dove l’autonomia e la democrazia sono conquiste scolpite nella storia della Resistenza, questo messaggio ha un valore doppio. Ricordare il 25 aprile non è solo un dovere, è una responsabilità storica, culturale e politica.
Le parole di Franco Manes non sono solo parole: sono un invito a rinnovare un patto di cittadinanza attiva, a difendere i valori fondanti della nostra Repubblica, e a non dimenticare che la libertà va meritata ogni giorno.