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ECONOMIA | 20 giugno 2025, 12:14

CVA, nomine in vista: valutare i conti prima di decidere

Bocciata la mozione di Progetto Civico Progressista, ma il dibattito apre crepe sul controllo politico delle partecipate

Jordan Corrado UV

Jordan Corrado UV

Con il rinnovo imminente del Consiglio di amministrazione e del Collegio sindacale di CVA – Compagnia Valdostana delle Acque – torna in auge il tema del controllo sulle società partecipate, della trasparenza gestionale e della chiarezza dei ruoli istituzionali.

A sollevare la questione è stata Erika Guichardaz (PCP), che ha presentato una mozione per chiedere un esame preliminare, in Consiglio regionale, dei risultati economico-finanziari del triennio 2022-2024 di CVA, prima di procedere alle nomine dei nuovi vertici. “È indispensabile che il Consiglio regionale sia messo in condizione di valutare i dati contabili della più strategica tra le nostre partecipate – ha sottolineato Guichardaz – anche perché Finaosta, pur agendo su designazione della Giunta, rappresenta l’azionista Regione.”

La mozione, emendata dal Rassemblement Valdôtain per renderla più tecnica, è stata però respinta: 19 astensioni (UV, FP-PD, PlA, SA) contro 16 voti favorevoli (Lega VdA, RV, FI, PCP, GM). Un esito che non sorprende, ma che lascia aperti importanti interrogativi politici ed economici.

Il testo chiedeva alla Quarta Commissione di convocare il CdA di Finaosta per un confronto pubblico sui numeri del bilancio CVA 2024, prima della sua approvazione, ritenendo necessario questo passaggio per procedere con piena consapevolezza alla designazione degli amministratori.

Nel cuore del dibattito è intervenuto Corrado Jordan (UV), che ha richiamato l’Aula a serietà, responsabilità e rispetto dei ruoli. Ha posto l’attenzione su Finaosta, azionista unico e regista silenziosa, chiedendo che fornisca risposte chiare sui debiti, sulle acquisizioni e sulla coerenza del piano industriale. Un appello alla trasparenza e alla sobrietà, ma anche un monito contro chi — dentro o fuori dal Consiglio — usa CVA come strumento di propaganda o per interessi personali.

Chiara Minelli e Erika Guichardaz

Per Stefano Aggravi (RV), il nodo è nei confini operativi tra Regione, Finaosta e CVA: “Finaosta deve esercitare il proprio ruolo chiaramente, ma senza invadere competenze. La Giunta nomini, il Consiglio vigili, ma senza sovrapposizioni.” Aggravi ha anche proposto di escludere l’audizione del Collegio sindacale dalle dinamiche politiche e ha rigettato l’idea di condividere in Commissione i curriculum dei candidati alle cariche di CVA, ribadendo che “la responsabilità delle nomine è politica e va esercitata come tale.”

Il presidente della Regione, Renzo Testolin, ha provato a smorzare le tensioni: “A prescindere dall’esito della mozione, la volontà è lavorare con Finaosta in modo chiaro e trasparente. CVA è centrale per l’economia regionale e le valutazioni saranno fatte nelle sedi opportune.”

Il dibattito conferma che CVA non è solo una partecipata, ma una leva strategica che coinvolge potere economico, rapporti politici e visione di lungo termine. Il fatto che la mozione sia stata bocciata con un’ampia astensione — e non con un voto contrario netto — segnala un equilibrio fragile: la maggioranza evita uno scontro frontale ma non può più ignorare le richieste di trasparenza.

L’impressione è che la discussione sulle nomine di CVA sia solo l’inizio di una partita più ampia: chi guida davvero l’economia pubblica valdostana? Con quali strumenti di controllo? E come si bilanciano politica, tecnica e interesse pubblico?

Il Consiglio Valle ha parlato (molto) di CVA, ma ha deciso (poco). La mozione di Guichardaz, che chiedeva un confronto sui conti prima delle nomine, si è arenata tra 19 astensioni e 16 sì, ma il vero show è andato in scena dietro le quinte. CVA si conferma un campo minato di potere, silenzi e compromessi.

Guichardaz, con toni pacati ma decisi, ha ricordato la necessità di leggere i bilanci prima di rinnovare il CdA e il Collegio sindacale: richiesta di buon senso che però la maggioranza ha preferito ignorare, rifugiandosi nell’astensione.

Più netto e tecnico è stato Jordan, che ha fatto un appello alla serietà e alla trasparenza, sfidando indirettamente amministratori e politicanti: “Finaosta deve fare il suo mestiere di controllante.” Una posizione condivisa anche da Chiara Minelli (PCP), a conferma che – al di là delle differenze politiche – cresce la domanda di responsabilità.

Il presidente Testolin ha provato a placare gli animi: “Non serve una mozione per prenderci sul serio.” Forse, ma la fiducia nei controllori traballa. Se anche figure come Jordan e Minelli arrivano a dire le stesse cose, forse è tempo di cambiare passo.

E non aspettare il prossimo scandalo su benefit, assunzioni o contributi “a pioggia” per ricordarsi che CVA è cosa pubblica.

pi.mi.

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