E così, mentre il giovane Ibrahim Traoré, presidente del Burkina Faso, ha completato ufficialmente il trasferimento di cinque beni legati all’estrazione dell’oro alla società mineraria statale – consolidando così il processo di controllo nazionale sulle risorse naturali avviato nell’agosto scorso – la Francia ha avviato la nazionalizzazione completa di EDF (Électricité de France), il colosso energetico nazionale.
Anche se lo Stato già possedeva circa l’84% dell’azienda, ha deciso di acquisirne il 100% per affrontare le sfide legate alla crisi energetica, ai ritardi nei progetti nucleari e ai debiti crescenti della società.
Da noi, invece, si privatizza tutto. La mancanza di idee della politica e l’incapacità di una visione della società futura, unite a una impreparazione professionale della classe dirigente in molti casi, stanno portando il nostro Paese verso una totale e completa assegnazione ai privati – tramite appalti a volte molto poco chiari e trasparenti – di tutti i settori del bene pubblico.
Dalla sanità ai servizi scolastici, oggi si affidano a ditte esterne le pulizie, mentre una volta si assumevano bidelli e bidelle. Oggi si appaltano a grandi società le mense scolastiche, mentre un tempo si assumevano assistenti e cuoche per dare ai nostri ragazzi cibi freschi, cucinati al momento e non preconfezionati. Questi pasti, il più delle volte, arrivano sulle tavole dei nostri ragazzi freddi e stracotti, prodotti dalla stessa azienda che magari serve anche ospedali e altre strutture.
Chi di noi ha figli o nipoti ha sentito più volte la frase:
"Oggi non ho mangiato, era fredda, non era buona, non mi piaceva."
Capricci? Forse. Ma credetemi, non penso che una zuppa di ceci o un piatto di carote e sedano in pinzimonio siano portate che fanno saltare di gioia dei bambini.
Che oggi la stesura dei menù per bimbi di cinque anni venga affidata a “nutrizionisti” mi lascia piuttosto perplesso. Se da una parte posso capire l’importanza di una corretta educazione alimentare per evitare problemi futuri, mi piacerebbe però vedere anche una seria prevenzione odontoiatrica, ad esempio.
Oggi si appalta ad aziende o cooperative la gestione dei rifiuti, delle acque, delle fogne, dei depuratori. Lo si fa senza poi tenere sotto controllo né la qualità del servizio né i costi. Perché, cari politici, non basta dare in appalto un servizio per pensare di aver risolto un problema. Quel servizio viene pagato con le tasse dei cittadini. E voi, invece di favorire la redditività delle aziende, dovreste tutelare i cittadini.
La nostra Regione, un tempo esempio virtuoso, sta piano piano scendendo nelle classifiche delle aree più vivibili. Credo fermamente che, in un periodo come quello che stiamo vivendo, la nostra classe politica si stia allontanando sempre di più dai cittadini e dalla loro realtà.
Alcuni esempi sono sotto gli occhi di tutti.
Caro energia: mentre le aziende fanno profitti vergognosi dovuti a speculazioni di borsa e lo Stato incassa, i cittadini non riescono a pagare le bollette. La CVA è oggi una delle principali fonti di entrate per la nostra Regione, ma i profitti di tale azienda sono equi? Il concetto di equità viene tenuto in considerazione dai nostri politici quando affidano i servizi ai cittadini tramite appalti?
Molti comuni, oggi, hanno affidato a società private la riscossione delle sanzioni amministrative. Sono centinaia i cittadini che lamentano disservizi. La raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, spesso esternalizzati, hanno portato a un incremento del 20% dei costi in alcuni casi. Sorge spontanea una domanda: esiste da parte dei comuni un vero controllo per contenere questi aumenti o si lascia campo libero alle aziende di aumentare i profitti a discapito dei cittadini?
Profitto. Questo è il nodo centrale quando si appaltano servizi pubblici. Ma le amministrazioni dovrebbero considerare tre principi per definirne l’equità:
L’azienda deve generare un ritorno sufficiente a compensare i rischi.
Il profitto non è equo se deriva da pratiche scorrette verso lavoratori, clienti o fornitori (come salari compressi o norme ambientali eluse).
Il profitto non può prescindere da un reale beneficio per la comunità.
Invece, lo vediamo ogni giorno: lavoratori sottopagati o precari, norme eluse, appalti opachi. Una vera amministrazione, un vero politico, non dovrebbe mai dimenticare che il cittadino lo ha delegato a tutelare i suoi interessi.
Vorrei tornare a vivere in una società con più politici come Ibrahim Traoré, che mettono il cittadino al centro del loro operato e delle loro attenzioni, e meno politicanti pronti a svendersi a qualche multinazionale per interessi personali.