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ATTUALITÀ POLITICA | 12 giugno 2025, 20:46

“Place Populaire”, nasce un nuovo soggetto politico. Ma l’Arci avverte: «L’Espace non si può intestare»

Il debutto di un nuovo gruppo che richiama l’esperienza dell’Espace Populaire riapre i riflettori su una storia politica e sociale durata vent’anni. L’Arci rivendica le radici culturali del progetto: «L’Espace non è mai stato di nessuno, se non della comunità»

“Place Populaire”, nasce un nuovo soggetto politico. Ma l’Arci avverte: «L’Espace non si può intestare»

Nei giorni scorsi è stato annunciato il lancio di un nuovo soggetto politico che si è dato il nome di Place Populaire, dichiarando di voler raccogliere l’eredità dell’esperienza dell’Espace Populaire. Una scelta che non è passata inosservata, soprattutto agli occhi di chi quell’esperienza l’ha vissuta, costruita e fatta crescere.

A intervenire pubblicamente è il circolo ARCI Saperi & Sapori APS, che per anni ha curato le attività culturali e politiche dell’Espace: «L’Espace Populaire è stato un progetto collettivo e trasversale, durato quasi vent’anni, costruito grazie all’impegno volontario di tanti e alle cooperative che gestivano la ristorazione. È stato un luogo di incontro, confronto e cultura. Ma soprattutto, non è mai appartenuto a nessun partito».

La replica dell’Arci non è polemica, ma netta: «Siamo sempre felici se qualcuno decide di occuparsi di politica – si legge nella nota – ma precisiamo che l’Espace Populaire non è riconducibile a nessuna forza politica o partito in particolare. L’Espace è stato attraversato da tutti i colori della sinistra, dall’anarchia alla sinistra riformista. E poi c’era anche chi veniva solo per ascoltare musica e mangiare bene».

Chiusa da tempo sia come luogo fisico che come associazione, l’Espace Populaire per Arci rappresenta una memoria viva, ma non “utilizzabile” a scopi elettorali o di immagine. «L’Espace era e resta un’idea aperta di socialità, libertà e confronto. Non è una bandiera da sventolare, è un pezzo di storia collettiva».

Il messaggio si chiude comunque con un auspicio: «Auguriamo buon lavoro a chiunque si impegni per gli ideali di giustizia e uguaglianza. Ma l’Espace resti libero come è sempre stato».

Un richiamo alla memoria e all’autenticità in un momento in cui simboli e parole forti rischiano di essere messi sul tavolo come carte politiche. Il futuro dirà se Place Populaire saprà camminare con le proprie gambe, senza rivendicare troppo esplicitamente radici che per molti restano patrimonio comune, non proprietà privata.

pi.mi.

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