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ATTUALITÀ POLITICA | 03 dicembre 2025, 08:00

Sessualità e disabilità: riconoscere diritti e bisogni nella Valle d’Aosta

In occasione della Giornata Mondiale delle Persone con Disabilità, riflettiamo su un tema spesso trascurato ma centrale nella vita di chi convive con fragilità fisiche o psichiche: il diritto all’intimità e alla sessualità. La Valle d’Aosta, come molte altre regioni, può e deve promuovere percorsi inclusivi e rispettosi delle esigenze affettive e sessuali delle persone disabili

Sessualità e disabilità: riconoscere diritti e bisogni nella Valle d’Aosta

La sessualità non è un lusso né un privilegio: è parte integrante della dignità e del benessere di ciascuno. Per le persone con disabilità, però, spesso il percorso verso la realizzazione di questo aspetto della vita è ostacolato da barriere fisiche, sociali e culturali. Mancanza di interlocutori, vergogna, timore del giudizio altrui: queste sono solo alcune delle difficoltà che incontrano quotidianamente.

In Italia, iniziative come quelle promosse da Escort Advisor hanno acceso i riflettori su una realtà poco discussa ma significativa: molte persone con disabilità trovano nelle sex worker un supporto delicato, professionale e rispettoso, capace di abbattere barriere emotive e pratiche. L’attenzione non è alla spettacolarizzazione del gesto, ma al diritto a vivere la propria sessualità in sicurezza, senza colpe o stigma.

In Valle d’Aosta, il dato sulle escort disponibili a domicilio per persone con disabilità fisiche si attesta intorno al 13%. Non sono numeri elevati, ma raccontano l’esistenza di un bisogno concreto e ancora poco riconosciuto. In contesti come il nostro, con territori montani e spopolamento dei centri urbani, garantire servizi accessibili diventa una sfida in più, che richiede sensibilità e norme chiare.

È evidente come la questione non sia solo privata ma sociale: favorire percorsi formativi per operatori qualificati, tutelare chi offre supporto, promuovere campagne di sensibilizzazione e abbattere pregiudizi sono passaggi essenziali. Non si tratta di incentivare un certo tipo di lavoro, ma di garantire dignità e diritti a chi spesso si sente invisibile, ricordando che il bisogno di intimità è universale, indipendentemente dalle capacità fisiche o cognitive.

In Valle d’Aosta, le associazioni locali, i servizi sociali e le istituzioni possono fare la differenza: costruire spazi di ascolto, supporto e informazione, valorizzando il ruolo di professionisti sensibili e formati, rappresenta un passo concreto verso una società più inclusiva. Una società in cui nessuno debba rinunciare a sentirsi umano, amato, desiderato.

Immaginiamo Luca, 22 anni, studente universitario con disabilità motoria, che vive ad Aosta. Come molti giovani, desidera avvicinarsi a relazioni affettive e sessuali, ma trova ostacoli nella quotidianità: barriere architettoniche, mancanza di spazi di socializzazione accessibili e il timore del giudizio degli altri. O come Maria, 45 anni, che dopo un incidente vive con mobilità ridotta: il desiderio di intimità non è scomparso, ma trovare interlocutori che comprendano i suoi bisogni può sembrare impossibile.

Il diritto all’intimità non conosce età. Per questo la Valle d’Aosta può pensare a interventi concreti e rispettosi quali:

  1. Percorsi di educazione affettiva e sessuale inclusivi nelle scuole superiori e università, dove i giovani con disabilità possano ricevere informazioni adeguate e sicure, abbattendo tabù e pregiudizi.
  2. Sportelli di ascolto e orientamento aperti a tutti, gestiti da professionisti formati su sessualità e disabilità, che offrano supporto e informazioni su servizi legali e accessibili.
  3. Collaborazione con operatori formati – anche figure professionali come sex worker consapevoli e tutelate – per garantire a chi vive fragilità fisiche o psichiche un’esperienza sicura e rispettosa.
  4. Iniziative di sensibilizzazione per famiglie e comunità, per incoraggiare una visione della sessualità come diritto umano, evitando vergogna o colpa.
  5. Accessibilità concreta: spazi pubblici e privati adattati, trasporto e comunicazione facilitata, in modo che l’intimità e la socializzazione non siano ostacolate da barriere architettoniche o logistiche.

Questi interventi non servono solo agli adulti: per i giovani, rappresentano strumenti per crescere senza pregiudizi, imparando a relazionarsi con rispetto, empatia e consapevolezza. Per gli adulti, sono strumenti per vivere la propria sessualità con dignità e sicurezza.

In Valle d’Aosta, le associazioni locali e i servizi sociali hanno già esperienza nell’accompagnamento di persone disabili, ma la sfida è allargare la prospettiva, riconoscere il diritto all’intimità e creare reti sicure e inclusive. Perché la vera inclusione passa anche dal rispetto dei bisogni affettivi e sessuali: nessuno dovrebbe sentirsi invisibile o privato di una parte fondamentale della propria vita.

In Valle d’Aosta, così come in molte altre regioni, parlare di sessualità e disabilità significa affrontare un tema spesso trascurato ma centrale nella vita di chi convive con fragilità fisiche o psichiche. Non si tratta di curiosità o di tabù da sfiorare con imbarazzo, ma di un diritto umano fondamentale: il diritto all’intimità e alla possibilità di vivere relazioni affettive e sessuali in sicurezza, senza giudizio. Questo riguarda giovani e adulti, studenti universitari come Luca, che affronta barriere architettoniche e sociali nella quotidianità, così come persone più adulte, come Maria, che dopo un incidente si confronta con la propria vulnerabilità fisica ma non vuole rinunciare alla propria vita affettiva.

Le difficoltà sono molte e diverse: spesso manca un interlocutore consapevole dei bisogni specifici, le barriere logistiche e architettoniche rendono complicata ogni esperienza di relazione, e la vergogna o il timore del giudizio sociale possono diventare ostacoli insormontabili. A questo si aggiunge la carenza di percorsi educativi inclusivi e di informazioni accessibili, strumenti essenziali per permettere a chi vive con disabilità di conoscere i propri diritti e le proprie possibilità.

In questo contesto, esistono però esempi concreti di supporto che possono fare la differenza. Operatori formati e tutelati, inclusi professionisti del settore sessuale sensibilizzati alle esigenze di persone disabili, possono offrire un aiuto rispettoso e sicuro. Sportelli di ascolto e orientamento forniscono supporto pratico e psicologico, mentre percorsi di educazione affettiva e sessuale inclusiva nelle scuole e nelle università aiutano i giovani a crescere con consapevolezza, abbattendo pregiudizi e timori. Parallelamente, iniziative di sensibilizzazione per famiglie e comunità contribuiscono a creare un ambiente più aperto e comprensivo, mentre l’accessibilità concreta, dagli spazi adattati ai trasporti e alla comunicazione facilitata, garantisce a tutti la possibilità di vivere relazioni e momenti di intimità senza ostacoli.

I dati relativi al territorio valdostano restituiscono un quadro significativo: circa il 13% delle professioniste disponibili a domicilio dichiara di accogliere persone con disabilità fisiche, mentre i servizi specifici per disabilità psichiche o cognitive restano ancora molto limitati. Questo sottolinea la necessità di regolamentazione chiara e percorsi formativi per chi opera in questo ambito, così da garantire sicurezza, professionalità e rispetto dei diritti di chi fruisce del servizio.

Garantire supporto sicuro e inclusivo non è solo un atto di attenzione verso gli individui: significa includere realmente le persone con disabilità nella vita sociale, affettiva e sessuale, riconoscendo la loro dignità e il loro diritto a vivere emozioni, desideri e rapporti intimi senza vergogna. Per i giovani, significa imparare a relazionarsi con rispetto e consapevolezza; per gli adulti, trovare strumenti concreti per vivere la propria intimità in sicurezza.

Tra le proposte chiave per migliorare questa realtà ci sono la formazione professionale inclusiva, sportelli e consulenze dedicate, campagne di sensibilizzazione sul territorio e nelle scuole, e spazi pubblici e privati adeguatamente adattati, per permettere a tutti di vivere una vita affettiva e sessuale pienamente accessibile e rispettosa dei bisogni individuali.

L'intimità per le persone con disabilità è un diritto fondamentale, ma spesso ostacolato da tabù sociali, pregiudizi e barriere fisiche e culturali. Le persone disabili hanno gli stessi bisogni di affetto, relazione e piacere sessuale degli altri, e una vita sessuale soddisfacente può migliorare significativamente la qualità della loro vita. Affrontare questi aspetti richiede la normalizzazione della sessualità, il riconoscimento dei diritti sessuali, un'educazione adeguata e il superamento degli stereotipi, come quello del "disabile asessuato"

je.fe.

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