In Valle d’Aosta il conto alla rovescia per le elezioni del 28 settembre è cominciato, ma la partita vera si gioca altrove: davanti al Tribunale di Aosta, trecentonove candidati trattengono il fiato, in attesa della sentenza sul ricorso di Alleanza Verdi Sinistra (AVS). Oggetto del contendere: la legge che reintroduce le tre preferenze, con obbligo di rappresentanza di genere. Da applicare subito? O no?
AVS grida all’ingiustizia. Per loro, la legge è arrivata “fuori tempo massimo”. Il decreto di indizione era firmato quando vigeva la preferenza unica. Poi il referendum del 10 agosto e la pubblicazione sul Bollettino ufficiale del 19 agosto hanno confermato la riforma. Una tempistica che, secondo i legali dei Verdi, crea caos: alcuni candidati hanno raccolto firme e impostato campagne basandosi su regole vecchie, altri sul nuovo sistema. “Radicale e oggettiva incertezza”, dicono. In pratica: chi paga il prezzo di questa giostra normativa?
La Regione risponde con freddezza chirurgica. La legge è stata confermata e promulgata: dal 20 agosto è quella che vale. Il decreto di indizione dei comizi è solo un dettaglio organizzativo. Chi pensa che si possa ignorare la legge vigente rischia di aprire un precedente pericoloso: il voto, dicono i legali regionali, si svolge secondo le regole al momento del voto, punto e basta.
Ma il cuore della questione non è solo legale. È politica. La posta in gioco è enorme: tre preferenze possono favorire liste più strutturate, strategie già pronte, candidati meglio organizzati. Una preferenza sola? Tutto da riscrivere. In mezzo, ci sono candidati che si sentono legittimamente beffati, elettori confusi e una giunta regionale che osserva il tutto da lontano.
Il Tribunale di Aosta, con la giudice Giulia De Luca, ha tra le mani la chiave del caos o della normalità. E i valdostani guardano, sospesi. Perché qui non si tratta solo di contare voti: si tratta di capire se la Valle d’Aosta ha regole certe o se il gioco politico è diventato puro improvvisazione.
Una cosa è chiara: qualunque sia la decisione, tra due settimane il sistema elettorale non sarà più lo stesso. E chi sperava in un voto tranquillo dovrà ricredersi.











