Sarà un’estate lunga per San Grato, almeno finché non ritroverà il suo bastone. Già, perché il nostro patrono, nella versione scolpita dall’artista di Montjovet Roberta Bechis e posizionata dal 2013 in via De Tillier, è ancora lì, paziente e disarmato, a sorvegliare silenziosamente il cuore della città. Ma senza pastorale. Di nuovo.
La statua – che fa parte del progetto "Jolies Coins", una bella idea di museo a cielo aperto voluta e finanziata dal Comune – è stata più volte vittima della scarsa educazione (e dell’irriverenza notturna) di qualche buontempone, o forse semplicemente di qualche idiota. Prima il bastone gli è stato rubato. Poi ritrovato. Poi di nuovo sottratto. Poi piegato, raddrizzato, spostato, ripiegato. Alla fine, probabilmente per esasperazione, è sparito del tutto.
Nel 2020 se ne scriveva già: "La statua di San Grato ad Aosta continuo bersaglio dei vandali". Da allora però – e questo è il punto serio – non è cambiato nulla. Nessuna soluzione stabile, nessuna protezione. Nessuna videocamera. Nessuna idea concreta per evitare che la scultura venga trattata come un oggetto qualsiasi.
San Grato vandalizzato
Eppure – ironia delle ironie – la statua è collocata proprio davanti alla ex cappella oggi sede della galleria dell’Associazione Artisti Valdostani, che fu riaperta proprio grazie a quel progetto culturale. Sembra quasi che San Grato vegli non solo sui passanti, ma anche su un affresco commemorativo del trasferimento della Sindone da Chambéry a Torino nel 1578. Un piccolo angolo di memoria religiosa, storica e civica. Ma poco segnalato, poco notato, poco protetto.
E ora? L'appello giunge da un lettore e lo rilanciamo con garbata ironia ma sincero auspicio:
Valledaostaglocal riuscirà a convincere il sindaco Gianni Nuti a ridare il pastorale a San Grato prima di andarsene? (Ammesso che se ne vada, visto che ancora non sappiamo se si ricandiderà a settembre...)
Magari proprio entro il 7 settembre, giorno in cui Aosta festeggerà solennemente il suo patrono. Sarebbe un bel gesto, simbolico e concreto. Non costa molto – almeno economicamente – e avrebbe un valore tutt’altro che secondario in una città che spesso si riempie la bocca di cultura ma poi fatica a proteggerne i segni più umili.
Nel frattempo, San Grato continua a fare la guardia. Ma senza bastone (foto del lettore J-G.R.) Forse per ricordarci che non è lui a essere disarmato. Siamo noi a esserlo. Di memoria, di attenzione, di rispetto.