Secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dal pubblico ministero Giovanni Roteglia, Dujany – ingegnere di professione – è accusato di aver smaltito circa 500 metri cubi di terre e rocce da scavo senza la documentazione necessaria, in particolare senza la cosiddetta “dichiarazione di utilizzo”. Il materiale in questione proveniva da un cantiere relativo a un immobile della sua famiglia, per il quale lo stesso primo cittadino risultava essere committente e direttore dei lavori.
Le terre sarebbero state trasportate in un terreno destinato a bonifica agraria, per il quale era stata presentata una SCIA (Segnalazione certificata di inizio attività). Dall’analisi degli atti è emerso che il tecnico incaricato dell’intervento era un collega di studio dello stesso Dujany.
In totale, secondo la stima degli investigatori, nel terreno sarebbero stati smaltiti tra i 2.200 e i 3.300 metri cubi di materiale senza le dovute autorizzazioni. Oltre alla parte riconducibile al sindaco, 200 metri cubi sarebbero stati attribuiti a uno degli impresari coinvolti e 450 a un altro.
Gli altri indagati sono due impresari, i due proprietari del terreno e altri due colleghi dell'ingegnere Dujany. Le condotte contestate si sarebbero verificate a partire da marzo 2023, mentre le indagini sono state avviate un anno dopo, grazie a un controllo da parte del Corpo forestale di Châtillon su un impresario di Courmayeur, sorpreso a trasportare rocce da scavo verso il terreno incriminato senza le dovute autorizzazioni.
Dalle verifiche sono seguite perquisizioni – compreso l’accesso all’ufficio del sindaco, sempre in qualità di privato cittadino – durante le quali sono stati acquisiti dispositivi informatici. Alcuni elementi dell’indagine sono stati ricostruiti anche grazie a scambi di e-mail.
Con la chiusura delle indagini, avvenuta nelle scorse settimane, gli indagati potranno ora presentare memorie difensive o chiedere di essere interrogati. Il reato ipotizzato prevede la citazione diretta a giudizio.