/ CRONACA

CRONACA | 20 maggio 2025, 16:36

Zona franca, zona fantasia: il miracolo promesso da Fratelli d’Italia

L’On. Urzì rispolvera lo Statuto del 1948 e, con il coordinatore Zucchi, deposita una proposta di legge per la zona franca della Valle d’Aosta. Ma qualcuno lo avvisi che una bozza è già invecchiata nei cassetti del Parlamento. Ironie e déjà vu di un’autonomia dimenticata… da tutti

Zona franca, zona fantasia: il miracolo promesso da Fratelli d’Italia

La zona franca per la Valle d’Aosta torna a fare capolino, o meglio, ritorna dal mondo dei sogni per un’altra apparizione parlamentare. A riportarla in scena questa volta è l’On. Alessandro Urzì di Fratelli d’Italia, che con solenne tono istituzionale annuncia il deposito alla Camera di una proposta di legge che finalmente — udite udite — darebbe attuazione a quanto previsto dallo Statuto del 1948.

E qui parte la standing ovation. Ottant’anni dopo, un parlamentare si accorge che lo Statuto prevede che la Valle d’Aosta “sia posta fuori della linea doganale e costituisca zona franca”. Una vera epifania! Il solo problema? Una proposta del genere era già stata approvata in Consiglio regionale e trasmessa a Roma anni fa. Dove giace. In sonno profondo. In qualche cassetto. Tra un disegno di legge sul ponte sullo Stretto e uno su Marte.

«Il tempo è maturo» tuona Urzì, che non è un viticoltore ma il capogruppo di FdI in Commissione Affari Costituzionali, e si dice convinto che «questa cornice potrebbe essere definita da un’intesa». Ah, l’intesa Stato-Regione, la formula magica. Peccato che da vent’anni sia usata più o meno come la parola “pace” all’ONU: si invoca, si auspica, ma non si firma mai.

Il coordinatore valdostano del partito, Alberto Zucchi, rincara la dose con una frase degna di una fiction RAI: «Dopo 80 anni dalla scrittura del principio nello Statuto, è ora di valutarne l’attuazione.»
Sì, ottima idea. Magari chiedendo notizie al Parlamento, dove una norma di attuazione è ferma da anni, tra una pausa caffè e una crisi di governo.

L’On. Urzì precisa che «l’onere potrebbe essere assegnato alla Regione», così, tanto per chiarire che Roma vorrebbe finalmente fare qualcosa per la Valle, ma purché non costi nulla allo Stato. Un classico.

È il principio dell’autonomia a gettoni: noi vi concediamo il sogno, voi ve lo pagate.

Vale la pena ricordare che questa zona franca viene evocata più o meno ogni cinque anni, come le Olimpiadi. Nel 2002, nel 2010, nel 2015, nel 2020: proposte regionali, appelli accorati, slogan e… silenzio. A turno, tutti i partiti l’hanno citata nei programmi. È un classico: come la marmotta che incarta la cioccolata.

La vera zona franca in Valle d’Aosta è quella della discussione politica sull’autonomia economica. Una terra libera da responsabilità, da continuità progettuale, da memoria istituzionale. Ogni nuovo politico che scopre lo Statuto sembra aver trovato il Santo Graal.

Il risultato? La Valle resta un territorio penalizzato da condizioni geomorfologiche, dalla frammentazione amministrativa, e — soprattutto — da un’autonomia “ad orologeria”, evocata ma mai esercitata davvero.

La proposta di FdI non è certo da buttare. Ma neanche da esaltare. È un déjà vu con la pretesa della novità, un atto che riscalda una minestra lasciata in frigo dal 1948. Se servirà a riaccendere il dibattito, ben venga. Ma intanto, qualcuno avvisi Urzì e Zucchi che la bozza di zona franca è già là, nel limbo delle buone intenzioni parlamentari.

E se vogliamo davvero una zona franca, cominciamo a renderla tale dal punto di vista intellettuale: liberiamo la Valle dalla retorica a costo zero.

j-p.sa.

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore