La 19ª Fête du Printemps del SAVT-Retraités si è celebrata oggi con una partecipazione sentita e densa di significati. Un evento che ha unito fede, cultura e memoria nella cornice della Chiesa di Saint-Martin-de-Corléans, dove si è tenuta la Santa Messa in lingua francese presieduta da Don Léonard Bizimungu
Come si faceva autrefois, ai tempi in cui la solidarietà si manifestava nei gesti semplici ma profondi, è stato distribuito il pain béni, offerto dal SAVT, e condiviso dai partecipanti come simbolo di unione e comunità. È questo gesto – piccolo, ma denso di storia – che richiama le vecchie consuetudini parrocchiali, quando il pane benedetto veniva offerto a turno dalle famiglie, come segno concreto di fraternità. Una pratica che il sindacato autonomo rilancia, in tempi in cui l’individualismo sembra aver soppiantato il senso del “noi”.
A seguire, i presenti hanno visitato l’Area Megalitica di Saint-Martin-de-Corléans, luogo che affonda le sue radici nella preistoria valdostana, e che, oggi più che mai, ci ricorda la lunga e ininterrotta presenza di una comunità che sa conservare e trasmettere la propria identità.
Il pranzo sociale, al ristorante Pezzoli di Gressan, ha visto riuniti circa 75 partecipanti. A portare il proprio saluto sono stati il sindaco di Gressan Michel Martinet, il presidente del SAVT Claudio Albertinelli e il presidente “retraité” Aldo Cottino, che ha aperto i lavori con parole semplici e forti sul significato di ritrovarsi: “Essere qui oggi non è solo festa, è anche resistenza culturale.”
Ed è proprio la parola “resistenza” a evocare un anniversario troppo spesso dimenticato: il 18 maggio 1944, ad Aosta, veniva assassinato Émile Chanoux, l’intellettuale e federalista valdostano che immaginava un’Europa dei popoli, libera e solidale. Arrestato dalla Gestapo e rinchiuso in via Ollietti, morì dopo ore di interrogatorio e torture. La versione ufficiale parlò di suicidio, ma è convinzione diffusa che si sia trattato di un omicidio politico. Chanoux non fu solo una vittima del nazifascismo: fu un martire della nostra autonomia.
Celebrare la primavera, donare il pane, visitare un sito archeologico, pranzare insieme: sono gesti semplici. Ma se li leggiamo con occhi consapevoli, sono gesti di radicamento, di autocoscienza collettiva. E proprio oggi, 81 anni dopo la morte di Chanoux, è stato giusto e doveroso ricordarlo. Perché la primavera della Valle d’Aosta non è solo stagione: è rinascita della memoria, ogni anno.
E forse, Piero, se Chanoux avesse potuto assistere a questa giornata, avrebbe sorriso nel vedere che la sua gente continua a tenere insieme la fede e la libertà, la cultura e la comunità, il pane e la storia.