Alcuni casi di peste registrati recentemente in Croazia hanno riportato l’attenzione su una malattia che molti considerano relegata ai libri di storia. Episodi circoscritti, individuati in ambito rurale e collegati al contatto con animali selvatici, che non hanno generato emergenze sanitarie ma che confermano come il batterio responsabile della peste continui a circolare e possa riemergere.
La peste, infatti, non è mai scomparsa. Si tratta di una malattia infettiva che oggi è rara, ma ancora presente in diverse aree del mondo. Conoscerla serve a evitare allarmismi inutili, ma anche a non abbassare la guardia.
Quando si parla di peste, l’immaginario corre alle grandi epidemie medievali. In realtà la peste è una malattia infettiva causata da un batterio, la Yersinia pestis, che non è mai stato eradicato. Oggi si presenta in forma sporadica in diverse parti del mondo e, grazie alle conoscenze mediche attuali, è curabile se diagnosticata in tempo.
Il batterio vive principalmente in alcuni animali selvatici, in particolare roditori, e viene trasmesso all’uomo soprattutto attraverso la puntura di pulci infette. Più raramente il contagio può avvenire per contatto diretto con animali malati o, nella forma più grave, per via respiratoria, attraverso goccioline emesse da una persona affetta da peste polmonare.
Esistono infatti tre principali forme della malattia. La più comune è la peste bubbonica, che si manifesta con febbre improvvisa, brividi, malessere generale e il caratteristico ingrossamento doloroso dei linfonodi, detti “bubboni”. La peste setticemica colpisce il sangue e può provocare emorragie e uno stato di grave compromissione generale. La peste polmonare, la più pericolosa, interessa i polmoni ed è l’unica che può trasmettersi direttamente da persona a persona attraverso l’aria.
I sintomi iniziali possono assomigliare a quelli di molte altre infezioni: febbre alta, debolezza, dolori muscolari, nausea. Proprio per questo è fondamentale non sottovalutare quadri clinici improvvisi e severi, soprattutto in caso di viaggi in aree dove la malattia è presente o di contatto con animali selvatici.
La buona notizia è che oggi la peste si può curare. Gli antibiotici sono efficaci, a condizione che vengano somministrati tempestivamente. Il vero rischio nasce dai ritardi nella diagnosi o dalla mancata consapevolezza dei segnali iniziali. Per questo la sorveglianza sanitaria e l’informazione restano strumenti decisivi.
La prevenzione passa da misure semplici ma essenziali: controllo delle popolazioni di roditori, attenzione all’igiene ambientale, protezione dalle punture di insetti in aree a rischio, utilizzo di dispositivi di protezione per chi lavora a contatto con animali potenzialmente infetti. In ambito sanitario, l’isolamento dei casi sospetti e il tracciamento dei contatti consentono di evitare la diffusione della forma polmonare.
Negli ultimi mesi, l’attenzione è tornata su questa malattia anche a seguito di alcuni casi individuati in Croazia, dove le autorità sanitarie hanno segnalato infezioni riconducibili alla peste in ambito rurale, legate al contatto con animali selvatici. Episodi circoscritti, prontamente gestiti, che non hanno generato emergenze sanitarie, ma che confermano come il batterio continui a circolare in alcune aree e possa riemergere in condizioni favorevoli.
Parlare oggi di peste non significa evocare catastrofi, ma ricordare che alcune malattie antiche non sono scomparse e che la salute pubblica si tutela anche attraverso la conoscenza. Informarsi, riconoscere i sintomi e affidarsi tempestivamente ai servizi sanitari resta il modo più efficace per trasformare una minaccia potenziale in un rischio controllabile.













