Sembra una questione tecnica, ma è uno scontro politico in piena regola.
Il caso TARIP ha superato da tempo i confini dei cassonetti. È diventato il terreno di uno scontro frontale tra Lega e Giunta, tra chi accusa l’amministrazione di “trasparenza zero” e chi replica parlando di “strumentalizzazione becera”.
Ad accendere la miccia, lei: Sylvie Spirlì, consigliera comunale della Lega Vallée d’Aoste. Una dichiarazione dietro l’altra, toni sempre più accesi: “È una gestione fallimentare”, “l’amministrazione ha nascosto i dati”, “i cittadini sono stati trattati come sudditi”.
Parole forti? Sì. Ma dietro, c’è strategia.
Spirlì sa perfettamente che la TARIP è impopolare. Sa che basta agitare lo spauracchio della “tassa ingiusta” per raccogliere consensi, specialmente in un momento in cui la Giunta appare titubante, in ritardo, in difficoltà. E allora spinge, affonda, alza il volume.
Ma dall’altra parte non stanno a guardare.
L’assessore Loris Sartor – delega all’Ambiente, quindi nel mirino – non si nasconde. In aula risponde colpo su colpo, rivendica “trasparenza totale”, “assenze mai verificate”, “strumentazione aggiornata”, “dati pubblici e consultabili”.
E poi la stoccata: “È un peccato che una parte dell’opposizione preferisca urlare anziché costruire. Perché le soluzioni si trovano lavorando, non lanciando slogan.”
Aosta, nel frattempo, assiste a uno spettacolo a metà.
Perché se lo scontro frontale va in scena tra Spirlì e Sartor, il resto del Consiglio Comunale sta nel silenzio più assoluto. Nella maggioranza, molti evitano di esporsi: parlano nei corridoi, ma non al microfono. Nell’opposizione, c’è chi sembra scomparso. Nessuna proposta, nessuna interrogazione, solo un prudente “vedremo”.
È il gioco delle parti? Forse. Ma anche il gioco delle comode omissioni.
Perché la TARIP poteva – e doveva – essere gestita meglio. Non solo a livello tecnico, ma soprattutto politico. Serviva più comunicazione, più partecipazione, più ascolto. Ma serviva anche più coraggio: chiamare le cose con il loro nome, spiegare il perché delle scelte, non lasciar montare il caos.
Invece si è preferito tacere. E quando si tace, qualcuno urla al posto tuo.
In questo vuoto si è infilata la Lega, con l’abile Spirlì a cavalcare il malcontento. L’ha fatto con durezza? Sì. Ma anche con fiuto politico. E la risposta, seppur precisa, di Sartor rischia di rimanere tra le mura del palazzo, mentre là fuori la narrazione populista dilaga.
Perché in politica non vince chi ha ragione. Vince chi parla per primo. E chi parla più forte.