Dalla Jeunesse Valdôtaine è giunta una lezione di automismo che vale la pena ricordare sempreché alle parole i giovani leoni continuino a far seguire i fatti Hanno detto i giovani della Jeunesse : “Rispetto ai rapporti con gli altri movimenti giovanili la Jeunesse proseguirà il confronto con i sudtirolesi della SVP Junge Generation e i Giovani Autonomisti del PATT, incontrati, questi ultimi, in Trentino nel mese di novembre in occasione della loro Assemblea Generale. Continueranno anche le relazioni avviate negli anni scorsi sia con la Joventut Nacionalista de Catalunya che con l’associazione dei Foreign Friends of Catalonia. Nel corso del 2023, la Jeunesse Valdôtaine entrerà come membro ufficiale nell’Alleanza Libera Europea (EFAY), rete che raggruppa movimenti regionalisti, autonomisti ed indipendentisti d’Europa. Si tratta di un aspetto significativo, soprattutto in vista delle elezioni europee del 2024. Come sottolinea Hugonin: “dans un cadre international toujours plus articulé, il est important de pouvoir s'appuyer sur un réseau structuré, étant donné la difficulté d'obtenir un représentant pour la Vallée d'Aoste dans le Parlement Européen. Avoir ce type de contacts et soutiens au niveau européen nous permettra de mieux participer et connaître les décisions qui auront un impact sur notre territoire”.
Appunto i giovani unionisti guardano già alle elezioni Europee del prossimo anno mentre gli autonomisti valdostani pare abbiano smarrito la strada di Strasburgo o quantomeno al momento non ci pensano. Troppo impegnati nel bricolage nostrano per avere la lucidità di guardare oltre Pont-Saint-Martin.
Quello dell’autonomismo e dell’autodeterminazione erano una corrente sociale, culturale e politica che propugnava l'autogoverno dei valdostani che oggi pare finita nel dimenticatoio. Prova ne è che tra gli autonomisti è diventata forte l’attrazione destrorsa. Negli anni la particolare esperienza storica e la posizione geografica, infatti, hanno trasformato la piccola Valle d’Aosta in un laboratorio di identità che ha dato vita a conflittualità nazionalistiche e autonomiste.
Ma poi gli aneliti di autonomia, di autodeterminazione, di indipendenza si sono affievoliti. I soldoni del riparto fiscale ci hanno portato sul lastrico ideale e le aspirazioni pilastro dello Statuto Speciale della Valle d’Aosta.
Le frammentazioni che caratterizzano l’autonomismo valdostano nulla hanno di ideologico. Tutte le rivendicazioni sono determinate da ambizioni di potere. Nulla a che vedere con il sogno autonomista della Carta di Chivasso e dei suoi estensori. E l’Autonomia differenziata proposta da Governo di destra ci porterà a una regione senza autonomia.
Infatti, l’autonomia regionale differenziata è attribuita alle regioni ordinarie di aumentare le proprie competenze normative e gestionali in ambiti oggi disciplinati e amministrati dallo Stato. Tale facoltà non era prevista nella Costituzione del 1948: è stata introdotta dalla riforma costituzionale voluta dall’Ulivo nel 2001, all’art. 116, comma 3, e oggi il governo di destra vuole darne attuazione.
E intanto gli autonomisti valdostani continuano nelle loro diatribe, nella coltivazione dei propri orticelli, nelle presunte riunificazioni, nelle ipotetiche riaggregazioni. I veri autonomisti valdostani non vogliono la luna ma rivendicano il diritto di vedere il proprio Statuto Speciale rispettato e applicato. I veri autonomisti valdostani voglio la Zona Franca, voglio rimanere proprietari delle acque, vogliono un seggio a Strasburgo.