Un deciso 'no' alla figura di un Garante nazionale dei detenuti dipendente dal Governo e dunque "non autonomo, non terzo, non indipendente" è stato sottoscritto in una nota da Enrico Formento Dojot, Garante dei detenuti e difensore civico della Valle d'Aosta. Insieme alla sua, le firme di altri dieci Garanti regionali.
Sotto accusa, "l'introduzione con decreto legge di un ufficio istituito presso il ministero di Giustizia, e di componenti, compreso il Garante nazionale, nominati dal Consiglio dei Ministri". Da tempo, la proposta dei Garanti locali per la figura nazionale ha invece "i requisiti della collegialità e dell'indipendenza, una designazione di tipo parlamentare, un continuo raccordo con i Garanti territoriali".
"Non possiamo che esprimere sconcerto e imbarazzo" - scrivono - per una iniziativa legislativa tanto attesa quanto giunta "con caratteristiche diverse da quelle che impongono le convenzioni internazionali ed ancor prima la logica". Ricordando i protocolli internazionali Onu già ratificati in Italia e le norme nazionali che delineano la figura nazionale, gli 11 garanti territoriali richiamano la legge che prevede nei carceri "visite periodiche, effettuate da organismi indipendenti internazionali e nazionali, nei luoghi in cui si trovano persone private della libertà, allo scopo di prevenire la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti".
"Un Garante dipendente dall'esecutivo - precisano - svuota di significato il lavoro difficile di questi anni, l'assunzione di un ruolo di authority, l'affermazione della propria autonomia".











