Pare che sotto i portici di piazza Deffeyes non si parli d’altro: chi entra, chi resta e chi — pur di avere una delega — accetterebbe pure quella alle campane delle mucche.
Chi di dovere ha ascoltato, annusato e spiato con discrezione: ecco il meglio (o il peggio).
L’uomo del momento: Renzo Testolin, che ormai risponde più al telefono del 118. Da ogni angolo del Mouvement arrivano “solo due minuti di confronto” che durano un’ora.
Un collega gli avrebbe sussurrato: “Renzo, ti stai per fare un’altra legislatura o un call center?”.
Il braccio operativo: Luigi Bertschy, detto “Monsieur Bis”, che dopo il parere di Lupo cammina con un sorriso da revisione costituzionale. Dicono che abbia già ripreso a occuparsi di trasporti, ma solo per capire chi arriva e chi parte… dalla Giunta.
Le manovre silenziose: In ambienti autonomisti circola il nome di Carlo Marzi come possibile rientrante tecnico nel puzzle politico.
I più maliziosi dicono che lo si stia “preparando in frigo”, pronto a essere servito nel momento giusto.
Gli esclusi col broncio: Un paio di ex assessori, rimasti fuori dal cerchio magico, avrebbero già depositato le chiavi degli uffici… ma non quelle delle relazioni pubbliche.
Uno di loro, intercettato a La Cave, ha detto: “Non mi hanno voluto, ma se cade il governo io ho già la giacca stirata.”
L’outsider curioso: Un giovane consigliere autonomista si starebbe facendo largo con un motto che circola su WhatsApp: “Meno francese, più visibilità.” Il problema è che lo ha mandato anche a un paio di professori dell’Université…
I social impazziti: Mentre i partiti contano i voti, qualcuno ha contato i like: Testolin batte Rocco 3 a 1, ma Girardini vince la gara dei commenti indignati. E a quanto pare, più di un consigliere ha imparato che il vero potere non è nella Giunta… ma nell’algoritmo.
Consigliano agli elettori di tenere d’occhio le scarpe dei nuovi assessori: chi calza leggero entra, chi trascina i piedi… resta fuori.













