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ATTUALITÀ | 10 dicembre 2025, 12:23

Perché? Una riflessione sul confine tra marketing e rispetto

Perché? Perché? Perché?

Perché? Una riflessione sul confine tra marketing e rispetto

Me lo sono chiesto dieci volte, come un tamburo che non smette di battere. Perché?

Davanti a quella vetrina, davanti a quelle tavolette di cioccolato con il volto del Duce, ho sentito un brivido. Non era solo cioccolato: era la caricatura della memoria, la mercificazione del dolore.

E allora il “perché?” non smetteva di rimbalzarmi in testa. Mi sentivo come un bambino che non si accontenta delle risposte, che continua a chiedere, a scavare, a pretendere un senso. Ma qui il senso non c’era. Solo il vuoto. Solo il cattivo gusto.

Qualcuno avrà sorriso: “Ma dai, non fate tragedie. È solo una goliardata, un vezzo commerciale.”

Eppure io non riesco a sorridere. Posso accettare Babbo Natale stampato sul cioccolato, posso accettare la leggerezza delle feste. Ma non posso accettare che il marketing diventi licenza di insulto.

Perché se tutto è commercio, se tutto si giustifica con la parola magica “marketing”, allora tutto diventa possibile. E infatti lo vediamo:

Magliette con slogan sessisti vendute come “ironia da bar”.

Profumi con nomi che evocano la guerra spacciati per “fragranze forti e virili”.

Campagne pubblicitarie che usano bambini denutriti per vendere biscotti “solidali”.

Scarpe griffate con croci celtiche presentate come “design alternativo”.

Rotoli di carta igienica con facce di dittatori venduti come “souvenir provocatori”.

E allora dove mettiamo il limite? Se non c’è più freno, se vale tutto, allora la nostra società ha smarrito il pudore. Ha smarrito il rispetto.

Viviamo in una Regione che ha ricevuto la Medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza. Una terra che ha pagato con il sangue dei suoi figli la libertà che oggi diamo per scontata. E vedere il volto del dittatore trasformato in cioccolato non è solo cattivo gusto: è un insulto. È un insulto a chi ha combattuto, a chi è morto, a chi ha visto i propri cari fucilati contro un muro. È un insulto alla memoria collettiva.

Non è più marketing, non è più commercio: è mancanza di rispetto. È la resa della coscienza al profitto.

Io, in quella pasticceria, non entrerò mai. Nemmeno se fosse l’unica. Preferirò farmi i cioccolatini a casa, perché prima degli affari, prima del guadagno, viene la storia. Viene il rispetto. E questo non può mancare mai.

Perché la libertà non è stata un regalo: è stata conquistata. E chi oggi la calpesta con leggerezza, chi la riduce a merce, dimentica che dietro ogni tavoletta di cioccolato c’è un sacrificio che non si può cancellare.

Vittore Lume-Rezoli

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