Dietro i sorrisi ufficiali, il comunicato unitario e la gratitudine ai militanti, c’è un dettaglio che pochi hanno ignorato: nelle urne, il volto simbolo di Fratelli d’Italia in Valle d’Aosta, Alberto Zucchi, è stato superato dal “nuovo arrivato” Massimo Lattanzi, transitato da Forza Italia. Un sorpasso che, più che aritmetica elettorale, appare come la fotografia di un equilibrio interno destinato a cambiare.
Fratelli d’Italia esulta per il risultato ottenuto alle elezioni regionali: da zero consiglieri a quattro, con un exploit che li consacra prima forza della coalizione di centrodestra e partito nazionale più votato in Valle d’Aosta, davanti persino al Partito Democratico.
Il commissario regionale Enzo Amich non ha nascosto la soddisfazione: «Siamo orgogliosi di questo risultato, è il frutto di un lavoro corale e appassionato, senza personalismi», ha dichiarato. E ancora: «Per noi non ci sono né trombati né sconfitti, ma una squadra compatta che ha saputo dimostrare la forza del progetto di Fratelli d’Italia anche in Valle d’Aosta».
Eppure, nelle pieghe del trionfo si nasconde la frattura. Zucchi, storico referente valdostano del partito e volto più esposto durante la crescita della fiamma tricolore sul territorio, si è ritrovato dietro Lattanzi, candidato al debutto ma con un passato in Forza Italia. Un segnale che non è passato inosservato tra i militanti e che alimenta il malumore di quella parte di base che non si riconosce in una linea sempre più “nazionalizzata” e meno radicata.
Amich ha però voluto spegnere ogni polemica: «Capisco che i giornalisti cerchino lo scontro interno, ma la verità è che ognuno dei nostri candidati ha portato un contributo prezioso. Le preferenze non cambiano la nostra unità, semmai la rafforzano».
Il commissario guarda già oltre: «Ora la priorità è il ballottaggio ad Aosta, dove saremo al fianco di Giovanni Girardini per dare un futuro diverso al capoluogo. Dopo questo passaggio, ci concentreremo su un lavoro serio in Consiglio regionale».
Intanto, resta sullo sfondo la nomina del commissario da parte di Roma, che viene presentata come prassi organizzativa: «È una garanzia di imparzialità e correttezza, e ci differenzia da molti altri partiti. Non è un commissariamento punitivo, ma un atto di trasparenza».
Un messaggio rassicurante, certo, ma che non cancella la realtà delle urne: se i numeri dicono che Fratelli d’Italia cresce, le preferenze hanno anche svelato un riequilibrio interno che rischia di diventare il vero banco di prova della leadership valdostana.













