Le vacanze sono finite, gli ombrelloni chiusi, ma la realtà non ha atteso. Al rientro, gli italiani trovano ad accoglierli non la carezza dell’autunno, ma il morso di una nuova stangata: 416 euro in più per famiglia, una somma che pesa come un macigno sui portafogli già alleggeriti dall’inflazione. Non è un refuso, non è un errore di calcolo: sono le stime puntuali del Codacons, che mette nero su bianco la fotografia di un Paese spremuto tra necessità quotidiane e politiche incapaci di proteggere chi lavora e chi fatica ad arrivare a fine mese.
Il governo Meloni ha confezionato un rientro amaro, nel silenzio assordante di chi dovrebbe governare l’emergenza e invece sembra limitarsi ad amministrare l’inevitabile. La scuola, primo banco di prova, costa 50 euro in più a famiglia: libri di testo con un +3,8% e materiali scolastici a +5%. Nonostante i proclami sulla digitalizzazione, i ragazzi restano legati ai manuali cartacei, e le famiglie pagano senza fiatare. È il ritorno alla normalità italiana: la promessa della modernità, ma con il conto salato alla cassa.
Ma non è che l’inizio. Le bollette energetiche bruceranno circa 170 euro in più entro fine anno. La luce e il gas, motori indispensabili di una casa, diventano un lusso che consuma ansie e risparmi. Come se non bastasse, la spesa alimentare presenta un ulteriore balzo: 130 euro in più, soprattutto sui beni di prima necessità. Non c’è dieta mediterranea che tenga: frutta, pane, latte, carne, tutto rincara. Il carrello settimanale diventa un campo di battaglia, e le famiglie arretrano, rinunciando al superfluo e talvolta anche all’essenziale.
Ai rincari si aggiungono i trasporti, che gonfiano il conto di altri 66 euro. Carburanti, abbonamenti ai mezzi pubblici, spostamenti quotidiani: l’energia che alimenta il Paese si trasforma in una tassa occulta, una zavorra inesorabile per chi deve andare a scuola, al lavoro, a fare la spesa. E così, sommando voce dopo voce, il totale diventa un incubo contabile: 416 euro. Non un numero, ma un simbolo di un’Italia che arretra, di una classe media che sprofonda, di un futuro che sfuma.
Non è solo questione di bilanci: è un tema politico, sociale, morale. Il costo della vita cresce, la qualità della vita crolla. Aumenti e stangate hanno un effetto corrosivo: logorano la fiducia, alimentano la rabbia, mettono in discussione la tenuta stessa delle famiglie italiane. E mentre le associazioni dei consumatori lanciano l’allarme, il governo replica con rassicurazioni di cartone, slogan vuoti, promesse di interventi che tardano sempre ad arrivare.
Il rischio è chiaro: un autunno non solo più caro, ma anche più cupo, in cui il malcontento popolare diventa la vera emergenza nazionale. Perché una famiglia che non riesce a pagare le bollette o a riempire il frigorifero non è soltanto una statistica: è una bomba sociale pronta a esplodere.
La ripresa che il governo Meloni sbandiera a ogni microfono si rivela per ciò che è: un’illusione contabile. L’autunno 2025 non annuncia crescita, ma il declino silenzioso di un Paese dove le famiglie pagano e la politica si assolve.













