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Consiglio Valle Comuni | 17 settembre 2025, 12:31

Joël Farcoz replica a Elio Riccarand: L’Union Valdôtaine tra memoria e continuità: dalle targhe del 1985 a quelle del 2025

Dalla prima targa del 1985 alla nuova placca del 2025, l’Union Valdôtaine celebra gli ottant’anni di storia autonomista valdostana. Le targhe non sono celebrazioni di parte, ma testimonianze materiali di memoria storica, simboli di identità e continuità per tutta la comunità della Valle d’Aosta

La traga dell'Uv in via OLlietti ad Aosta

La traga dell'Uv in via OLlietti ad Aosta

Nei giorni scorsi abbiamo prubblicato l'opinione di Elio Riccaranda. Oggi diamo spazio alla risposta di Joel Farcoz, Presidente dell'Uv.

"Targhe commemorative dell’Union Valdôtaine: la memoria non è mai un gesto di parte

In seguito ad alcune critiche comparse recentemente sulla stampa locale, riteniamo necessario offrire alcune precisazioni sul senso e sul significato delle targhe commemorative collocate in città dall’Union Valdôtaine.

Le due targhe attualmente visibili ad Aosta non sono atti celebrativi di parte né strumenti di autocelebrazione politica. Esse rappresentano segni di memoria storica, posti per riconoscere luoghi simbolici legati alla nascita del movimento autonomista valdostano, e quindi alla storia stessa dell’autonomia speciale della nostra Regione.

La prima targa, apposta nel 1985, in occasione del Quarantesimo anniversario, si trova sul sedime dove sorgeva la Maison Quendoz, primo Siège dell’Union Valdôtaine. È lì, in un contesto ancora segnato dalle ferite della guerra e dalla fine del fascismo, che nacque un movimento popolare e culturale, capace di dare voce a un progetto di autonomia fondato sulla difesa della lingua, della cultura e dell’identità valdostana.

La seconda targa, collocata nel 2025, nel contesto dell’Ottantesimo anniversario, si trova sulla facciata ovest dell’ex Palazzo della Provincia. È un luogo carico di significato: fu al secondo piano di quel palazzo che, il 13 settembre 1945, i sedici fondatori firmarono l’atto costitutivo dell’Union Valdôtaine. Nello stesso edificio si sarebbe poi riunito anche il primo Consiglio della Valle d’Aosta, a conferma del legame profondo tra la nascita del Mouvement e il percorso istituzionale della nostra Regione.

In un momento in cui la memoria storica rischia di essere frammentata, strumentalizzata o rimossa, queste targhe non dividono, ma ricordano. Ricordano chi ha avuto il coraggio e la visione di pensare a un futuro autonomo per la nostra terra, in un tempo di incertezza e ricostruzione.

Lungi dall’essere un gesto di appropriazione dello spazio pubblico, queste testimonianze materiali offrono alla comunità – tutta – un’occasione di riflessione e di consapevolezza storica. Non appartengono a un partito: appartengono alla Valle d’Aosta, alla sua storia democratica, al suo percorso autonomista.

È vero, la storia dell’Union Valdôtaine è scritta nei libri, con rigore e precisione. Bisogna però aprirli, leggerli e conoscerla. Perché se la storia non si conosce, è meglio non ergersi a paladini di essa.

L’Union Valdôtaine ha rispetto della storia. Come ha rispetto delle persone che, democraticamente e attraverso lo strumento referendario, hanno scelto con chiarezza come intendono andare al voto. Come ha rispetto delle infrastrutture che hanno consentito di fare della nostra regione un canale privilegiato di collegamento con il resto d’Europa, grazie a quell’autostrada che, a suo tempo, qualcuno tentò di bloccare.

La storia si rispetta lasciando dei segni, non cercando di esserne protagonisti personali per decenni. La memoria non si possiede: si custodisce. E l’Union Valdôtaine continuerà a farlo, con discrezione, coerenza e rispetto per la verità storica.

E continuerà a farlo perché l’Union Valdôtaine ha potuto, può e potrà ancora posare altre targhe. Perché la sua storia non appartiene a una sola stagione, ma attraversa il tempo. Non si limita a una primavera come qualche altro simbolo che nasce e muore prima ancora di conoscere la stagione successiva.

Bruno Martino, come nel vinile Ci rivedremo, Giorni di sole del 1965, ci direbbe: Ci rivedremo ma non so dove, ci rivedremo ma non so quando. Ci rivedremo, lo puoi giurare, cammineremo ancora insieme". 

Joël Farcoz, presidente

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