Era il 10 agosto 2025 e in Valle d’Aosta si votava. Una data che già di per sé suonava come uno scherzo di cattivo gusto: Ferragosto alle porte, la gente con la testa tra grigliate, vacanze impossibili e gite last minute, e qualcuno pretendeva che i valdostani si chiudessero in un’aula scolastica per esprimersi sulle tre preferenze elettorali. Non un tema che accende i cuori, ma un affare di condominio tra partiti, fatto passare per riforma epocale. Alle urne ci andarono in 16 su 100: gli altri preferirono la carbonella, le gambe sotto il tavolo o semplicemente il piacere di ignorare.
Lo spoglio fu una specie di conta delle anime in chiesa alle messe feriali: pochi, sempre i soliti, e con facce che già conosci. Vinse il Sì per un soffio, un 52% strappato alla noia, ma ad Aosta e nei centri più popolosi il No aveva messo il cappello sulla giornata. L’aria era quella di una partita di calcetto tra scapoli e ammogliati finita pari, con un gol all’ultimo secondo e tutti a dire che “non valeva”.
E allora cominciò la danza dei “noi l’avevamo detto”, rito antico della politica locale. Emily Rini, col piglio di chi ha sempre ragione retroattiva, spiegò che Forza Italia era contraria dall’inizio, poi aveva lasciato libertà di voto, poi aveva detto Sì, ma insomma l’importante era che lei lo aveva previsto: “La gente voleva parlare di sanità, trasporti, turismo, non di queste cose”. Fratelli d’Italia, in versione cronisti di Caporetto, ricordarono che la maggioranza si era illusa di fare un plebiscito e invece aveva fatto un tuffo carpiato nella vasca vuota dell’affluenza. Riccarand, leader di AVS, proclamò la colpa di Testolin, chiedendone le dimissioni, e parlò di “fallimento clamoroso” con l’aria di chi ha già scritto l’epitaffio prima del funerale. Aggravi di RV, più misurato ma non meno pungente, osservò che l’argomento non interessava a nessuno e che la gente, se non vede problemi concreti, non si muove nemmeno per sport. Donzel di Valle d’Aosta Aperta cercò il lato positivo nella preferenza di genere, come chi, in mezzo a una cucina allagata, si compiace di aver finalmente cambiato il rubinetto. L’Union Valdôtaine, nonostante il bagno di realtà, si auto-congratulò per “la scelta corretta”, convinta che le tre preferenze avrebbero garantito giovani, donne e spirito di squadra, quasi fosse la ricetta di un buon minestrone.
Nel frattempo, Arcigay festeggiava a modo suo: per la prima volta nella storia repubblicana le file ai seggi erano divise per ordine alfabetico e non per genere, e in un contesto di indifferenza generale almeno questo aveva il sapore di una piccola conquista.
Ma il vero spettacolo era fuori dalle urne: tutti parlavano come se la giornata fosse stata una battaglia campale, mentre il popolo sovrano, quello vero, aveva voltato le spalle e si era dedicato ad altro. Il referendum sulle tre preferenze era stato un appuntamento al quale la gente aveva risposto come a un invito scomodo: con un “mi piacerebbe, ma ho già un impegno”, e l’impegno era qualsiasi cosa, purché non infilare quella scheda nell’urna.
Il giorno dopo, la Valle d’Aosta si svegliò con vincitori che non avevano vinto, vinti che non si sentivano sconfitti e un’unica, grande certezza: il 10 agosto, in politica, resta una data perfetta solo per accendere il fuoco del barbecue.
ASSEMBLEA STRAORDINARIA DEL CONDOMINIO “VALLÉE RESIDENCE”
Verbale della riunione del 10 agosto 2025 – Ordine del giorno: “Referendum tre preferenze”
Ore 15:30 – Il Presidente dell’assemblea, Sig. Testolin (amministratore condominiale pro tempore), apre i lavori ricordando che “la data era l’unica disponibile”. Dai balconi partono brusii e fischi, perché il 10 agosto in condominio di solito si fa la grigliata, non la votazione.
Intervento Sig.ra Rini (Scala B, Forza Italia):
“L’avevo detto che era una perdita di tempo! La gente voleva parlare di caldaia, ascensore rotto e marciapiede dissestato… Non delle regole per scegliere il capo scala. Però alla fine, eh, abbiamo detto Sì. Così, giusto per fare qualcosa.”
Intervento Sig. Meloni… pardon, rappresentante FdI (Scala A):
“Una Caporetto! La maggioranza pensava di avere le chiavi di tutte le cantine, invece ha trovato i lucchetti. E poi fissare la riunione il giorno di Ferragosto è roba da irresponsabili: manco la portinaia sarebbe venuta.”
Intervento Sig. Riccarand (Scala C, AVS-Rete Civica):
“Affluenza 16%! Vergogna! Lo avevo detto che convocare l’assemblea ad agosto era un suicidio. Il Presidente si dimetta e lasci l’amministrazione a qualcuno che non confonde la riunione con il torneo di bocce del quartiere.”
Intervento Sig. Aggravi (Scala D, RV):
“Ragazzi, non facciamo drammi: è che a nessuno fregava niente. Quando l’ordine del giorno è sulle ‘regole del gioco’, la gente resta in casa. Se parlassimo di ascensore bloccato o riscaldamento spento, verrebbero tutti.”
Intervento Sig. Donzel (Scala E, Valle d’Aosta Aperta):
“La delibera è brutta, ma almeno prevede la preferenza di genere per eleggere i rappresentanti di scala. Non sarà un ascensore nuovo, ma almeno ora c’è la pulsantiera a misura di tutti.”
Intervento Sig.uv (Union Valdôtaine, Scala Storica):
“Le tre preferenze valorizzano giovani e donne del condominio. È la scelta giusta! Viva lo spirito di squadra!” (Applausi isolati dalla panchina vicino all’androne).
Ore 16:10 – Discussione fuori tema: l’Arcigay condominiale segnala che, per la prima volta, i registri degli ingressi sono stati divisi in ordine alfabetico A-L e M-Z, evitando l’imbarazzante “M o F?” all’entrata. Applausi da chi ha capito, sguardi confusi dagli altri.
Ore 16:20 – Mozione conclusiva:
I vincitori dichiarano di aver vinto “perché il popolo lo voleva”.
I vinti dichiarano di aver perso “ma solo perché era Ferragosto”.
Tutti dichiarano di “averlo detto per primi”.
Nessuno si offre di pagare le spese dell’assemblea.
Ore 16:30 – L’assemblea si scioglie tra urla, brusii e l’odore di salsiccia proveniente dal cortile. Approvato implicitamente il principio secondo cui “al prossimo referendum, ci vediamo direttamente a settembre”.











