Nel delicato intreccio tra politica e partecipate regionali, ogni parola pesa, ogni gesto viene letto tra le righe. È il destino di chi ricopre cariche pubbliche, e Roberto Rosaire lo sa bene. Consigliere regionale e presidente della IV Commissione consiliare, Rosaire è finito al centro di una bufera dopo un comunicato stampa del 15 maggio, nel quale si esprimeva sulla solidità del Gruppo CVA, alla vigilia del rinnovo del Consiglio di amministrazione della società.
Parole, le sue, che sembravano un attestato di fiducia verso la governance in carica. Parole che — va detto — si fondavano sui numeri ufficiali dei bilanci 2021, 2022 e 2023 analizzati in Commissione fin dall’ottobre 2024. Ma tanto è bastato per accendere il sospetto, alimentare retroscena, mettere in dubbio l'imparzialità del presidente di Commissione.
Rosaire non ci sta. E ora, con fermezza ma senza toni polemici, chiarisce: «Quella dichiarazione non era frutto di una mia opinione personale, ma di una valutazione oggettiva, basata su documenti ufficiali». Una posizione che trova ulteriore conferma, secondo lui, nel bilancio 2024 recentemente presentato da CVA: 219 milioni di euro di utili, in crescita del 35% rispetto all’anno precedente. “Un risultato straordinario, che rappresenta il 9,3% del PIL regionale”.
Non solo: la Giunta regionale ha confermato Andrea Argirò nel ruolo di amministratore delegato del gruppo, una scelta che per Rosaire suggella ulteriormente la bontà delle analisi condotte in Commissione.
Ma l’amarezza resta. Per gli attacchi subiti, per i sospetti insinuati, per quel retrogusto velenoso che ogni tanto torna a inquinare la vita pubblica valdostana. Rosaire ha ricevuto conferma formale dal presidente del Consiglio: nessuna incompatibilità. Tuttavia, la necessità di dover intervenire pubblicamente, per smentire illazioni e proteggere la propria onorabilità, racconta di un clima pesante.
E qui si apre un tema più ampio, che riguarda la responsabilità pubblica e l’etica istituzionale. Un amministratore, tanto più se eletto, dovrebbe avere una condotta che non lasci spazio ad ambiguità. Ma è altrettanto vero che la correttezza va riconosciuta anche a chi agisce nel rispetto dei fatti.
In politica, si può dissentire. Ma non si può delegittimare chi fa il proprio dovere.
Un élu ne peut pas seulement être honnête : il doit aussi paraître tel. Mais cela n’autorise pas les procès d’intention. L’intégrité, c’est aussi savoir défendre la vérité face à la calomnie.









