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CULTURA | 20 maggio 2025, 09:07

Cinquant’anni fa la rivoluzione della famiglia: “La Legge 151/75 pietra miliare della democrazia”

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani celebra il cinquantesimo anniversario della riforma del diritto di famiglia, che nel 1975 demolì la struttura patriarcale del codice civile del ’42 e pose le basi per l’uguaglianza giuridica tra coniugi e figli. Il presidente Romano Pesavento: “Non solo una modifica normativa, ma una trasformazione culturale ancora oggi da completare”

Cinquant’anni fa la rivoluzione della famiglia: “La Legge 151/75 pietra miliare della democrazia”

Il 19 maggio 1975 l’Italia compiva un balzo in avanti nel campo dei diritti civili, sancendo con la Legge 151 una delle più radicali trasformazioni del diritto di famiglia. A mezzo secolo di distanza, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) ne celebra il valore storico e formativo, rilanciando un messaggio forte: l’uguaglianza si costruisce ogni giorno, partendo dall’educazione.

La riforma del diritto di famiglia ha rappresentato una svolta epocale, con cui si è demolita la struttura autoritaria e patriarcale che per decenni aveva regolato le relazioni familiari” – sottolinea il professor Romano Pesavento, presidente del CNDDU – “È stata affermata la parità giuridica tra i coniugi, è stata abolita la patria potestà e si è riconosciuta pari dignità a tutti i figli, indipendentemente dalla loro condizione di nascita”.

Fino a quel momento, la famiglia italiana era ancora ingabbiata nel codice civile del 1942, figlio di un’epoca in cui il marito esercitava una vera e propria sovranità domestica, con poteri decisionali esclusivi. La Legge 151 ha dato attuazione concreta agli articoli 29 e 30 della Costituzione, spezzando una lunga continuità con il modello patriarcale e autoritario del passato.

Quella del 1975 non fu solo una modifica normativa – afferma Pesavento – ma una trasformazione culturale profonda, che ha promosso un modello familiare più giusto ed equo, rispettoso della persona”.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani individua nella riforma una base educativa imprescindibile, da trasmettere alle nuove generazioni per comprendere il senso profondo della democrazia, della parità e della dignità umana. Insegnare il valore della Legge 151/75 significa offrire ai giovani strumenti per leggere criticamente la società e per costruire relazioni fondate sul rispetto e la responsabilità.

Tuttavia, avverte il CNDDU, la piena affermazione dei diritti nella sfera familiare è ancora lontana dall’essere compiuta: troppe le cronache che riportano casi di violenza domestica, abusi, discriminazioni economiche e culturali.

Il 19 maggio non è solo una data da ricordare, ma un invito all’azione – conclude Pesavento – Serve un impegno rinnovato delle istituzioni, della scuola e della società civile per costruire contesti familiari realmente equi, consapevoli e condivisi”.

Per il CNDDU, dunque, educare ai diritti umani significa coltivare coscienze critiche, capaci di trasformare la memoria storica in un motore di cambiamento attuale e futuro. Cinquant’anni dopo, la riforma del diritto di famiglia continua a parlarci. Sta a noi non renderla una pagina chiusa, ma una lezione viva.

pyred

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