Da molte edizioni non si assisteva più a una partecipazione così massiccia degli Alpini valdostani al tradizionale appuntamento nazionale che, ogni anno, chiama a raccolta le Penne Nere in qualche angolo della nostra bella Italia. Qualcuno potrebbe pensare che questa partecipazione sia stata favorita dalla vicinanza con la Città Medaglia d’Oro alla Resistenza, ma non è così!
Pochi anni fa, infatti, quando a Ivrea si svolse l’Intersezionale con lo scambio della Stecca per l’organizzazione del Raduno del Primo Raggruppamento, le nostre Penne Nere fecero una brutta figura, presentandosi a ranghi ridotti e meritando, giustamente, i rimproveri ufficiali del Presidente Carlo Bionaz.
«Questa volta non ho parole per esprimere la mia soddisfazione e la mia gratitudine a tutti», ha detto Bionaz al termine della sfilata. «Mi hanno detto che abbiamo onorato il nostro Vessillo e non posso che esserne felice».
Quando arrivano i numeri della presenza valdostana, gli occhi di Bionaz si fanno più lucidi:
«Quaranta sindaci, 65 gagliardetti, quasi 1.500 alpini che hanno percorso le vie della città. Mi sembra incredibile! Certo che, se l’Ente pubblico ci desse le risorse finanziarie sufficienti, potremmo anche pensare di ricandidarci di nuovo!»
Biella è stata semplicemente fantastica. Un’organizzazione impeccabile, con un comando operativo che non ha sbagliato un colpo. Bandiere tricolori a ogni balcone, chilometri di strade imbandierate, logistica perfetta, ospedali da campo con un’assistenza sanitaria eccellente — ma questa, si sa, è una delle ricchezze degli Alpini italiani —, strade pulite e, soprattutto, tanti, tantissimi Alpini: uomini, donne, giovani che per tre giorni hanno invaso pacificamente il territorio.
La nostra sfilata è stata scandita dalle note incessanti della Fanfara Sezionale diretta dal maestro Giancarlo Telloli, e dagli applausi e saluti festosi di migliaia di persone assiepate lungo oltre due chilometri di transenne. (Anche se — va detto — una seconda fanfara a metà schieramento non guasterebbe…).
Applausi sentiti per il Vessillo, retto dal Capogruppo di Brusson, Pierre Fosson, scortato dal Presidente Bionaz e dal Comandante del Reggimento Addestrativo, Colonnello Alessandro Ianzini. Accanto a loro, l’onorevole Franco Manes, capogruppo degli Alpini di Doues ed ex presidente del Celva.
«Sono orgoglioso dei miei sindaci — e la quota rosa era notevole, con tante donne con la fascia tricolore — e sono fiero di quello che tutti insieme abbiamo saputo rappresentare oggi in terra biellese. Tra i nostri territori ci sono sinergie e valori simili: siamo terre di montagna, di fatiche e sacrifici. Abbiamo celebrato anche oggi le nostre tradizioni militari, lo spirito di solidarietà, l’impegno civile e la memoria storica».
Hanno sfilato in blocco i vicepresidenti, i consiglieri e poi i gagliardetti: il servizio d’ordine ha contato quaranta fasce tricolori e sessantatré gagliardetti. Numeri paragonabili a quelli del Centenario di fondazione della Sezione… ma lì eravamo ad Aosta!
Commovente il momento in cui, prima dello schieramento, sono sfilati sui cuscini i cappelli di quattro Penne Nere “andate avanti”: Silvio Cognein (Gruppo di Gignod), Romano Faccenda (Gruppo Aosta), Stefano Rabaglio (Gruppo di Issime), Ernesto Gipponi (Gruppo di Gressan).
Grande coinvolgimento del pubblico per il consueto striscione “Ch’a cousta l’on, ch’a cousta, viva l’Aousta!”: un rituale che si ripete a ogni Adunata e che richiama rispetto e memoria per i soldati caduti di tutte le guerre, per il Battaglione Aosta e il Battaglione Monte Cervino, entrambi insigniti della Medaglia d’Oro nella Prima e nella Seconda guerra mondiale.
Stupende le madrine — una ventina — tutte Amiche degli Alpini, che con la loro allegria e simpatia hanno raccolto applausi e auguri per la Festa della Mamma.
«L’anno prossimo andremo a Genova, e già si è messo in moto il meccanismo delle prenotazioni», ha detto Carlo Gobbo, capogruppo di Aosta. «I mesi volano, ed è opportuno pensare in tempo, soprattutto agli alberghi. Ma vorrei fare una riflessione su due momenti particolari avvenuti a Biella…»
Nei giorni precedenti l’Adunata, gli Alpini erano andati nelle scuole per incontrare i bambini: hanno parlato con loro, raccontato le loro storie, cantato insieme. Un gesto umano e bellissimo che anche in Valle è stato fatto più volte. Eppure, c’è chi ha provato a trasformare tutto questo in un pretesto ideologico, accusandoli di militarismo e indottrinamento.
Ormai ci abbiamo fatto l’abitudine; sembra che non si attenda altro che l’Adunata per parlare a sproposito. Ma ci dispiace. Noi non facciamo politica: quando abbiamo il cappello in testa, non ci schieriamo. Perché quel cappello è simbolo di servizio e di appartenenza.
Noi siamo quelli che si mettono in marcia in caso di calamità naturali, crisi umanitarie, emergenze. Siamo una forza silenziosa della nostra bella Italia, che aiuta e che lavora.
Ecco perché non ci ha disturbato più di tanto nemmeno l’episodio notturno in cui, alle note di un altoparlante che diffondeva Faccetta Nera, qualcuno ha provato ad associare certi ‘alpini’ — con la ‘a’ minuscola — a noi.
I perditempo e i balordi della notte non ci appartengono. Noi siamo persone per bene».