Pollein, 16 maggio 2025 — Cinquantadue anni dopo, la ferita è ancora viva nel cuore della Valle d’Aosta. Questa mattina, presso l’eliporto militare di Pollein, si è svolta la cerimonia commemorativa per ricordare le sette vittime dell’incidente aereo del 14 maggio 1973, che vide precipitare un elicottero AB 205 del 545° Squadrone dell’Aviazione dell’Esercito nei pressi della base militare. A bordo, militari del Centro Addestramento Alpino e dell’Aviazione dell’Esercito, impegnati in una delle prime missioni di soccorso alpino, negli anni pionieristici della cooperazione tra alpinismo militare e aviazione.
Alla cerimonia, organizzata con solennità e compostezza dal Centro Addestramento Alpino in collaborazione con il Distaccamento permanente "Toro" di Venaria Reale, erano presenti il Presidente della Regione Valle d’Aosta Renzo Testolin, il sindaco di Pollein, le autorità militari regionali, le associazioni combattentistiche e d’arma, e i familiari dei caduti.
I nomi dei sette militari sono incisi nella memoria collettiva:
Capitano Francesco Albarosa
Capitano Franco Elia
Tenente Raffaello Arata, secondo pilota
Maresciallo Giancarlo Zampa
Sergente maggiore Luciano Galliano, meccanico di bordo
Sergenti Fabrizio Legrenzi e Michele Candiani
Durante la cerimonia è stata celebrata la Santa Messa in suffragio, seguita dal picchetto armato che ha reso gli onori militari ai Caduti e dalla deposizione di una corona di fiori sotto un cielo terso, come a voler offrire un velo di pace su quel ricordo drammatico.
«Non dimentichiamo quegli uomini che, servendo lo Stato e la collettività, hanno pagato con la vita il prezzo della dedizione», ha dichiarato il Presidente della Regione, RenzoTestolin nel suo discorso, rivolgendosi ai familiari e ai presenti. «Questa commemorazione, ogni anno, rinnova il nostro impegno a custodire la memoria come un valore civico oltre che umano».
Il Colonnello Alessandro Nossen, vicecomandante del Centro Addestramento Alpino, ha ricordato l'importanza del sacrificio dei militari nel contesto dell’evoluzione del soccorso in montagna: «Furono tra i primi ad affrontare missioni che oggi consideriamo ordinarie, ma che all’epoca richiedevano coraggio, intuizione e uno spirito pionieristico. Questa Valle deve molto alla loro generosità».
Commosso anche l'intervento del Colonnello Davide Dal Maso, che ha sottolineato come la tragedia abbia segnato profondamente il territorio: «Quel giorno del ’73 è rimasto impresso non solo negli archivi dell’Esercito, ma nel cuore di una comunità intera. Ricordare significa anche rafforzare i legami tra le istituzioni e i cittadini».
Uno dei rappresentanti delle famiglie, visibilmente emozionato, ha preso la parola per ringraziare le istituzioni per la vicinanza mai venuta meno: «È un dolore che non svanisce, ma sapere che ogni anno ci si ritrova qui, in questo luogo, per onorare i nostri cari, è fonte di consolazione. Continuiamo a sentire l’abbraccio della comunità valdostana».
In un’epoca in cui la memoria sembra spesso sbiadirsi nella frenesia dell’attualità, cerimonie come questa restituiscono dignità alla Storia e ci ricordano che la libertà, la sicurezza, il progresso – anche quelli in alta quota – sono frutto di uomini che hanno saputo mettersi in gioco fino all’estremo sacrificio.
Non c’è retorica nel deporre una corona di fiori, se quel gesto è accompagnato dalla consapevolezza. Ed è proprio questa consapevolezza, coltivata in silenzio, che rende la Valle d’Aosta una regione forte delle sue radici e rispettosa dei suoi Caduti.