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Zona Franca | 11 maggio 2025, 19:06

Rigurgiti indipendentisti

Père Joseph osserva con sarcasmo il ritorno in scena di vecchi indipendentisti oggi accolti nel centrodestra valdostano, tra abbracci forzati, silenzi imbarazzati e alleanze costruite a colpi di telefonate romane. Una parabola grottesca tra coccarde tricolori, opportunismi elettorali e giri di valzer sotto il tendone della politica regionale

Rigurgiti indipendentisti

La politica valdostana è un teatro di maschere mobili, dove l’identità ideologica si dissolve al primo sguardo complice e la parola “memoria” finisce in soffitta, accanto ai costumi di carnevale della Prima Repubblica. Prendiamo il caso emblematico del centrodestra locale, che oggi canta vittoria per l’arrivo di tre ex esponenti del movimento Pays d’Aoste Souverain sotto l’ombrello del soggetto civico “La Renaissance” — civico a parole, satellite forzista nei fatti.

Uno di questi nuovi alfieri dell’unità nazionale è lo stesso che, all’ottantesimo della morte di Émile Chanoux, accese la miccia della polemica con un intervento tanto sgangherato quanto oltraggioso. All’epoca fu messo all’indice proprio da Fratelli d’Italia e Forza Italia Valle d’Aosta. Oggi? Viene accolto come il figliol prodigo — ma senza neppure il bisogno di pentimento. I paladini del centralismo nazionale stringono la mano a chi, fino a ieri, volevano politicamente lapidare. E senza nemmeno un “mea culpa”.

È surreale vedere accolti a braccia aperte quelli che fino a ieri indossavano la coccarda dell’indipendentismo e intonavano “Bella Ciao” con ardore. Tutto mentre si costruisce una coalizione dove la leadership è saldamente nelle mani della pasionaria forzista locale, regista inflessibile tra acquisizioni mirate tra i leghisti, veti incrociati, e diktat programmatici imposti a colpi di telefonate romane. Una destra che appare monolitica, ma che sotto la superficie ribolle di attriti, malumori e — si vocifera a Palazzo — persino di accessi agli atti compiuti da consiglieri neoforzaitalioti, forse a caccia di qualche appalto sospetto riconducibile all’alleato meloniano.

Nel frattempo, ci si riempie la bocca con il mantra dell’unità, come se bastasse indossare la stessa maglietta per appartenere alla stessa squadra. In pubblico si lanciano strali contro i “cripto-indipendentisti” ancora annidati altrove; in privato, si moltiplicano le strette di mano con chi ieri invocava l’uscita dallo Stato italiano e oggi riscopre il fascino del tricolore, magari con un occhio a Bruxelles e due a Montecitorio.

Ecco allora i rigurgiti indipendentisti: non quelli sinceri, frutto di un’elaborazione politica coerente, ma quelli strumentali, riciclati, svenduti al miglior offerente. Il centrodestra valdostano si rafforza? Forse. Ma si rafforza su fondamenta di sabbia, cementate con incoerenza e silenzi imbarazzati. In attesa della prossima giravolta. In fondo, in Valle, più che una rivoluzione, è sempre lo stesso vecchio déjà vu.

Père Joseph

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