La verità, Piero, è che la TARIP era già scritta. Non da oggi. Non da ieri. Ma da anni. In sordina. Tra piani d’ambito regionali, regolamenti approvati senza troppo clamore, e una serie di atti amministrativi che, messi in fila, portano dritti alla raccolta puntuale.
Era tutto pronto. Mancava solo qualcuno che schiacciasse il bottone.
Quel qualcuno è stato il Comune di Aosta. O meglio: la Giunta Nuti, che ha avuto il “coraggio tecnico” di far partire il nuovo sistema, ma senza metterci davvero la faccia. Perché – diciamocelo – se ci credi, lo spieghi, lo racconti, lo accompagni.
Invece qui si è fatto l’esatto opposto:
– Nessuna campagna informativa seria.
– Nessuna assemblea pubblica degna di questo nome.
– Nessun vero confronto con i cittadini.
– Nessuna assunzione di responsabilità politica chiara.
Perché? Perché nessuno voleva caricarsi il peso dello scontento popolare. Tutti avevano capito che sarebbe stato un boomerang, ma ormai la macchina era partita. Tra normative ambientali, fondi europei, pressioni regionali e logiche da tecnocrazia, la TARIP doveva andare in porto.
E così è stato. Ma in silenzio. Di notte. Come un blitz.
Ora che i bidoni sono per strada, ora che i disagi emergono, ora che la gente si arrabbia, si cerca il capro espiatorio.
– È colpa della ditta.
– È colpa della Regione.
– È colpa di chi non ricicla bene.
Mai che qualcuno dica: "È colpa nostra. Abbiamo fatto tutto noi. E lo rifaremmo, ma meglio."
No, si preferisce dire che è “una riforma necessaria”, che è “il futuro”, che “bisogna abituarsi”. Ma abituarsi non significa accettare in silenzio, e i cittadini lo stanno dimostrando. La TARIP, a livello tecnico, può anche essere giusta. Ma è stata gestita male, comunicata peggio, e difesa con codardia.