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ATTUALITÀ | 16 ottobre 2025, 12:00

Il disagio silenzioso degli elettori valdostani

Le parole di un lettore riportano al centro un tema che pesa anche sulla Valle d’Aosta: l’astensionismo come sintomo di una frattura profonda tra cittadini e politica. Un distacco che nasce dall’incapacità di sentirsi rappresentati da una classe dirigente chiusa e autoreferenziale.

Il disagio silenzioso degli elettori valdostani

Gentilissimo Direttore,

In relazione alla continua crescita delle già alte percentuali di astensionismo alle varie tornate elettorali, locali o nazionali che siano, non si può far altro che constatare il fatto indiscutibile della palese mancanza di una autentica classe dirigente, la quale sappia rappresentare in modo concreto le istanze dell’odierna e lungimirante società civile. La quale, da parecchi decenni, dimostra di essere culturalmente più avanzata rispetto alle attuali cosiddette pseudo-classi dirigenti, le quali, con il loro modo di fare da “asilo Mariuccia”, sono la vera causa dell’arretramento dell’intero Paese.

Difatti, ahinoi, quello a cui stiamo assistendo da decenni – anche in Valle d’Aosta – è qualcosa che nulla ha a che fare con gli autentici valori di uno Stato democratico e di diritto. E questo lo abbiamo potuto vedere anche all’interno di parecchi movimenti e partiti politici locali e nazionali (nessuno escluso), con la totale assenza di lungimiranza verso il reale bene comune e, per contro, con l’unico obiettivo dei rispettivi personalismi, carrierismi di vario genere, tornaconti personali, invidie e vecchi o nuovi rancori.

È la solita, noiosa e distruttrice politicaccia del litigio ininterrotto e degli inqualificabili “saltatori della quaglia”. Una metodologia deleteria che ha di fatto provocato una cospicua perdita di consenso elettorale su entrambi i fronti, ingrossando ancor più le fila del già alto astensionismo e delle schede bianche o nulle.

Ed ecco che diventa necessaria un’approfondita analisi da parte delle cosiddette classi dirigenti locali e nazionali su ciò che è stato evidentemente sbagliato in questi ultimi decenni, facendo un’attenta, trasparente e sana autocritica.
Quando circa il 55% degli elettori non si presenta ai seggi, è ovvio che il problema sta tutto nella mancanza del sentirsi rappresentati. E la colpa è unicamente delle classi dirigenti, chiuse in loro stesse, incapaci di aprirsi e ascoltare realmente la società civile, se non addirittura inclini a voltarsi dall’altra parte fingendo di non vedere il calpestio ignobile dei diritti basilari dei propri concittadini.

E allora, riguardo all’alto astensionismo, in conclusione, consiglio la lettura di alcuni brevi articoli che affrontano la vera causa di ciò:
ovvero sia l’assenza di una autentica classe dirigente degna di questo nome, sia la mancanza di vere leadership a livello locale e nazionale.

Il declino della classe dirigente – Girodivite

I due nodi che bloccano il ritorno delle classi dirigenti – Il Torinese

Il declino della classe politica italiana – The Vision

Come ci ricorda John Fitzgerald Kennedy:

“Ask not what your country can do for you; ask what you can do for your country.”
“The rights of every man are diminished when the rights of one man are threatened.”

Cordiali saluti,
(Firmato: un cittadino del mondo)

Gentile Lettore, ha ragione.

In Valle d’Aosta, come nel resto del Paese, l’astensionismo non è più una moda o una reazione momentanea: è diventato un linguaggio politico silenzioso, ma potentissimo.
Più della metà dei valdostani sceglie di non votare, non per apatia, ma per sfiducia. Perché non vede più nella politica una rappresentanza autentica dei propri bisogni.

Lei che ci scrive mi intercetta con lucidità questo sentimento diffuso: la distanza tra chi governa e chi vive ogni giorno la realtà concreta.
Invece di essere laboratorio di idee e partecipazione, la politica locale si è spesso ridotta a un’arena di rivalità, di personalismi, di scontri che allontanano i cittadini e svuotano di senso parole come “autonomia”, “bene comune” e “servizio pubblico”.

Ogni volta che cresce l’astensione, diminuisce la fiducia nel sistema democratico. Eppure, questo silenzio elettorale potrebbe diventare un’opportunità: se qualcuno avesse il coraggio di ascoltarlo davvero.

Perché la crisi della politica non è irreversibile.
Ma richiede una classe dirigente capace di rimettere al centro le persone, la loro dignità e il loro diritto a sentirsi parte di una comunità che decide, non che subisce. pi.mi.

red

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