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CRONACA | 03 settembre 2024, 14:44

Fast-fashion e rischi per la salute

Un’analisi tedesca rileva pericolose sostanze tossiche nei capi

ph Federconsumatori

ph Federconsumatori

È ora di fare chiarezza sulla sicurezza, ma anche sulla sostenibilità di questi prodotti.

Cresce il numero di test e report che testimoniano la presenza di livelli elevati di sostanze tossiche nei capi commercializzati da alcuni colossi cinesi, tra cui Shein.

Recentemente, la testata tedesca Oko-Test ha effettuato dele analisi rilevando in alcuni capi tracce di piombo e cadmio, antimonio tossico e dimetilformammide. Dai test è emerso, inoltre, che alcune scarpe contenevano livelli elevatissimi di ftalati (superiore di 15 volte al limite della direttiva europea REACH).

Si tratta di sostante potenzialmente dannose per chi le indossa, in grado anche di causare anche malattie dell'epidermide, fino a incidere sulla fertilità e sullo stato di salute.

Anche i test condotti sulla resistenza dei prodotti, in particolar modo le scarpe, hanno lasciato molto a desiderare: riporta sempre Oko-Test che “un paio di pantofole leopardate da donna sono durate appena 14mila passi prima di rompersi”.

Si tratta, in particolar modo con riferimento alle sostanze chimiche contenute nei capi, di una pericolosa minaccia per la salute dei consumatori, su cui chiediamo alle istituzioni italiane ed europee di fare chiarezza.

Federconsumatori, da tempo è impegnata al fianco dell’Associazione Tessile e Salute per proteggere la sicurezza dei consumatori: approfondendo la questione è emerso che in Europa vi è una crescita esponenziale del volume di queste merci, che ogni giorno arrivano a bordo di aerei cargo, con conseguenze notevoli anche sull’ambiente. I controlli su queste merci sono effettuati a campione e spesso le aziende scelgono di far sbarcare le merci laddove le verifiche possono risultare meno rigide.

Una volta che le merci arrivano in Italia, poi, i dubbi e le lacune in materia sono molti, per questo chiediamo al Ministero della Salute chiarimenti e opportuni interventi di tutela. In particolare, vorremmo conoscere:

1. Se esiste in Italia un controllo sistemico sulle sostanze pericolose nel comparto tessile;

2. Se esiste un laboratorio di secondo livello per le controprove previste dalla legge in caso di sequestro prodotti;

3. Se esiste un osservatorio dermatologico specifico e aggiornato per le reazioni allergiche da prodotti tessili;

4. Come mai il sistema Rapex, il sistema di allerta rapido per bloccare prodotti non conformi, nel tessile è meno attivo in Italia che nel resto d’Europa.

Ai consumatori consigliamo attenzione e responsabilità: il prezzo non è tutto. I rischi che si nascondono dietro la fast-fashion sono molteplici, a partire dallo sfruttamento dei lavoratori (anche minori) e dall’impatto sull’ambiente (determinato non solo dal gran numero di km di trasporto, ma anche dalle microplastiche e dalle sostanze che questi prodotti rilasciano). Le scelte che compiamo sono importanti, impariamo a farle valere e a richiedere la giusta qualità.

Bruno Albertinelli

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