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ATTUALITÀ | 01 ottobre 2022, 20:44

Modella persiana che vive in Italia si taglia i capelli in lacrime per Mahsa

VIDEO - Taraneh Ahmadi è iraniana, ma si è trasferita a Milano tre anni fa

Mahsa Amini (Vita)

Mahsa Amini (Vita)

Con la voce rotta dal pianto in un video sui social racconta che anche lei, come Mahsa Amini, è stata arrestata quando aveva 16 anni nel suo Paese perché indossava una camicia giudicata "troppo corta" dal regime iraniano. Quella ragazza che è morta per il velo, dice, sarei potuta essere io. E si taglia i capelli in segno di solidarietà e lotta per i diritti delle donne iraniane, lanciando un appello: "Siate la nostra voce". 

Questa mattina intanto sono partiti in oltre 150 città del mondo, comprese Roma, Milano e altre italiane, i cortei di "Freedom Rally For Iran", la protesta per i diritti, dopo la tragedia di Mahsa Amini, la ragazza 22enne curda iraniana morta nelle mani della polizia.

La morte della ventiduenne curda Mahsa Amini, accusata, lo scorso 16 settembre, dalla polizia morale di Teheran di non indossare correttamente il velo, ha scosso il mondo intero.

Un’ondata di proteste si è innalzata dalle strade dell’Iran per poi dilagare e rifrangersi in quelle della comunità internazionale. Dalla vicina Turchia, all’Europa, all’America la ribellione è forte, chiara, diretta. Non è fatta di parole, evita le barriere della lingua, sceglie piuttosto il linguaggio inequivocabile dei gesti. In questo caso il gesto è uno soltanto: quello di chiome recise. C’è chi ne amputa una piccola ciocca, chi invece, quasi con violenza, opera un taglio netto, feroce.

Perché i capelli 

Perché proprio i capelli? A spiegarlo è Bita Malakuti, poetessa iraniana, ospite a SkyTg24: “Il taglio dei capelli è una vecchia cerimonia usata in Iran e in altri paesi limitrofi. Significa “lutto”: quando ci si trova di fronte a una grande tristezza o rabbia, allora ci si tagliano i capelli. È come ignorare il proprio senso estetico o la propria bellezza per far vedere che si è tristi. Adesso questo è diventato simbolico.

Un simbolo di rabbia; un urlo che invoca un cambiamento laddove le grida verbali sono soffocate dalla propaganda del regime. Un taglio che diventa metafora di quanto in Iran è da sempre reciso: parole, libertà, diritti.

In Occidente di solito le donne amano prendersi cura dei propri capelli. Un taglio è una coccola, un gesto di cura, benessere e affetto per il proprio corpo. Eppure, dal 16 settembre, qualcosa è cambiato. “Per la prima volta anche i Paesi occidentali stanno ascoltando le nostre voci” – prosegue Marakuti – “Quello che vorrei dire è non confondere quella del regime, che distorce le cose, con quella delle persone che scendono in piazza. Spesso non possono esprimerla, perciò ascoltatela e diffondetela: siate la nostra voce. Non posso prevedere il futuro, ma sono molto fiduciosa: questa rivolta è diversa dal passato, è qualcosa di grande e rappresenta un passo in avanti.

red

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