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CRONACA | 08 gennaio 2014, 11:22

MALAGIUSTIZIA: Poliziotto ligio al dovere deve pagarsi spese processuali

Assolto dall'accusa di corruzione, all'ispettore superiore Vincenzo Puliafito è stato negato il rimborso di 143 mila euro di spese legali

MALAGIUSTIZIA: Poliziotto ligio al dovere deve pagarsi spese processuali

“Dopo quasi quarant'anni al servizio di uno Stato che mi ha ripagato nel modo peggiore, il mio impegno ora è quello di contribuire a realizzare una polizza assicurativa integrativa di tutela per i poliziotti. Nessuno deve più vivere ingiustamente l'inferno che ho vissuto io”. Così Vincenzo Puliafito, 61 anni, ispettore superiore di polizia in pensione, sino al dicembre 2010 comandante del Nucleo binazionale alla frontiera del traforo del Monte Bianco. Puliafito sta pagando ogni mese le rate delle spese legali che gli sono state affibbiate al termine di una lunga e complessa vicenda giudiziaria.

Sono 143mila euro e spicci, “più della mia liquidazione dopo una vita in polizia - spiega - e ho dovuto accordarmi per il pagamento rateale altrimenti mi portavano via la casa...”. Nel giugno del 2006 il dirigente di polizia era finito sul registro degli indagati nell’inchiesta contro i 'poteri forti' avviata a Potenza dal pm Henry Woodcock. Secondo gli inquirenti un’intercettazione telefonica tra il principe Vittorio Emanuele di Savoia e il suo segretario, dimostrava che Puliafito aveva intascato una mazzetta da mille euro durante un controllo di frontiera per lasciar transitare l’auto del principe con a bordo un fucile clandestino. Il fatto sarebbe avvenuto nel novembre del 2005, quando in realtà Puliafito si trovava a Bardonecchia in servizio per le Olimpiadi sulla neve.

“Dopo anni di battaglie legali e fango sui giornali - ricorda il poliziotto – nel febbraio del 2011 ho ottenuto l'archiviazione dalle accuse, ma mi sono ritrovato con una mazzata di spese legali da pagare: 143 mila euro. Ho chiesto al ministero dell'Interno il risarcimento per giusta causa, e mi è stato risposto picche”. L'Avvocatura di Stato ha infatti sostenuto la 'mancanza di nesso causale': siccome le mansioni di Puliafito non avevano alcuna connessione con la condotta contestatagli in sede penale, ovvero non era addetto ai controlli delle vetture e quindi non poteva aver preso la 'tangente', non poteva pretendere il rimborso delle spese legali per un'inchiesta che lo accusava di reati che non avrebbe potuto commettere nelle sue funzioni.

“Oltre il grave danno, l'atroce beffa”, commenta con amarezza il poliziotto, che oggi non ha “nè voglia né soldi per imbastire una nuova causa che certamente mi darà ragione, ma chissà fra quanti anni”. E così a Vincenzo Puliafito non è rimasto altro che impegnarsi “per sensibilizzare opinione pubblica, colleghi ed enti pubblici e privati della necessità di creare un'apposita polizza assicurativa che tuteli maggiormente gli agenti in servizio quando sono vittime di ingiustizie come quella da me vissuta”. Una battaglia che il poliziotto sa essere “difficile e impegnativa, ma non mi resta altro da fare”. 

p.g.-aostacronaca.it

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