/ CRONACA

CRONACA | 24 agosto 2013, 09:36

'NDRANGHETA: Operazione Hybris, Santo e Domenico Mammoliti gli autori di estorsioni e violenze a un anziano orefice aostano

Domenico Mammoliti

Domenico Mammoliti

I carabinieri di Aosta ne sono convinti: sono i calabresi residenti in Valle Santo e Domenico Mammoliti, rispettivamente di 39 e 26 anni, attualmente in carcere per altri reati, gli aguzzini dell'ultraottantenne Marino Pasquettaz (vedi articolo correlato), già esponente del mondo artigiano valdostano, noto orefice aostano dai trascorsi partigiani, che sino a un decennio fa era anche stato impegnato politicamente (prima in qualità di segretario regionale dei Radicali, poi in Forza Italia e nei 'senior' del Pdl).

Santo Mammoliti, 39 anni, e Domenico Mammoliti (26) sono stati denunciati dai militari dell'Arma alla Procura di Aosta per ipotesi di reato che vanno dall'estorsione continuata alla truffa, ma le accuse potrebbero anche estendersi alle lesioni personali, la violenza privata e il sequestro di persona. Il fascicolo è nelle mani del pm Pasquale Longarini, che nei prossimi giorni potrebbe emettere richiesta di custodia cautelare nei confronti dei due indagati.

Santo e Domenico Mammoliti erano stati arrestati in due momenti diversi nel giugno scorso, nell'ambito dell'Operazione Hybris contro la presenza della 'ndrangheta in Valle d'Aosta. Domenico era latitante in Calabria, Santo era stato fermato nel blitz in cui erano finiti in carcere anche Claudio Taccone (45) e i figli Ferdinando (21) e Vincenzo (20), residenti a Saint-Marcel. La vicenda delle continuate estorsioni a Marino Pasquettaz è emersa proprio nelle intercettazioni dell'operazione Hybris: ascoltando le conversazioni degli indagati, i carabinieri sono riusciti a ricostruire la catena di reati che sarebbero stati commessi a danno dell'orefice aostano.

Da qualche mese ospite in una microcomunità in Valle, Pasquettaz ha abitato per decenni in via del Collegio ad Aosta, a pochi metri dalla sua oreficeria-gioielleria, oggi gestita da sua nipote. Circa due anni fa l'ex partigiano era stato avvicinato da Santo Mammoliti, che gli aveva detto di essere senza lavoro e gli aveva proposto di aiutarlo in alcune incombenze manuali. Pasquettaz aveva accettato, e l'uomo giorno dopo giorno, dimostrandosi disponibile e servizievole, era riuscito a carpire la sua fiducia. Gli aveva presentato altre persone, che l'orefice aveva invitato in diverse occasioni nella propria abitazione dove – da quando aveva ceduto l'attività commerciale alla sua parente - aveva trasferito gioielli e orologi di sua proprietà.

Di qui in avanti il piano dei malviventi avrebbe cominciato a prendere forma: dapprima con toni lusinghieri, poi in un crescendo di pressioni, sconfinate ben presto nella minaccia, Prima Santo e poi Domenico lo avrebbero convinto a mettere nelle loro mani l'oro e i beni di valore che Pasquettaz conservava in casa, promettendogli non meglio precisati 'investimenti'. E' possibile, stando al racconto della stessa vittima, che gli estorsori non abbiano esitato a drogarlo, in più di un'occasione, per stordirlo e ottenere ciò che volevano. Lui infine avrebbe ceduto e consegnato i valori al gruppo criminale. Che però a quel punto sarebbe passato alla 'fase due' del piano: ottenere ingenti somme di denaro contante, e possibilmente tutti i giorni.

Minacciato di morte per lui e i suoi familiari (l'artigiano ha una figlia ancora minorenne, e i malviventi gli dicevano di essere affiliati alla 'ndrangheta, di avere protezioni ovunque e di essere capaci di tutto, anche di uccidere), stordito e probabilmente in qualche occasione anche selvaggiamente picchiato (l'orefice-partigiano subì anche un ricovero in ospedale per traumi e contusioni, sostenendo di aver avuto un incidente), Pasquettaz dapprima avrebbe dato fondo ai propri risparmi consegnandoli nelle mani dei due, poi, terminata la propria liquidità, avrebbe cominciato a chiedere denaro ai parenti e ai conoscenti, tentando di ottenerlo in ogni modo, senza mai rivelare a nessuno i motivi di una così impellente necessità di contante. Ascoltando le conversazioni degli indagati, ma anche direttamente alcune persone che erano sottoposte alle pressanti richieste di denaro da parte di Pasquettaz, ai carabinieri del Comando di Aosta non ci è voluto molto per individuare la rete criminale in cui era caduto l'anziano, e identificare i Mammoliti, possibili autori di un'altra lunga serie di reati.

Solo alcuni mesi fa Pasquettaz è stato finalmente sottratto agli artigli della banda, ma il suo stato di prostrazione e le sue condizioni psicofisiche ne hanno imposto un ricovero assistito in una microcomunità, dove il suo stato di salute ha cominciato rapidamente a migliorare.

patrizio gabetti

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore