Altro che panettone e spumante: sotto l’albero di Natale, Forza Italia Valle d’Aosta si è fatta un regalo decisamente più sostanzioso, accogliendo a braccia aperte Philippe Milleret, Martine Michieletto, Henry Truchet, Uberto Spalla e l’intero gruppo in uscita da La Renaissance Valdôtaine. Un pacchetto completo, fiocco compreso, che nei primi mesi del nuovo anno andrà a rafforzare — parola d’ordine — l’anima regionalista e autonomista del partito azzurro, che da queste parti sembra aver trovato una nuova vocazione: il recupero dei reduci.
Il battesimo politico non poteva che avvenire in grande stile, in occasione della visita ad Aosta del presidente della Regione Piemonte e vicesegretario nazionale di Forza Italia, Alberto Cirio. A fare gli onori di casa la segretaria regionale Emily Rini, visibilmente soddisfatta nel salutare l’accordo politico-programmatico con l’Union Valdôtaine, presentato come l’ennesima declinazione locale di un format già sperimentato con successo: Südtiroler Volkspartei in Alto Adige, minoranza slovena in Friuli-Venezia Giulia e, perché no, autonomisti valdostani in salsa azzurra.
Nel frattempo, mentre Forza Italia allarga il perimetro, da La Renaissance Valdôtaine sembra in corso una vera e propria evacuazione ordinata — ma senza troppe spiegazioni. Una delle fondatrici, Roberta Carla Balbis, ha già lasciato il direttivo; Elso Gerandin ha gentilmente declinato ogni ulteriore disponibilità; e i candidati dell’ultima tornata regionale hanno iniziato a prendere la porta girevole in direzione Forza Italia. Altro che Renaissance: qui si va di esodo.
Il nodo, raccontano i ben informati, ha un nome e un cognome: Giovanni Girardini. A lui viene imputata una gestione tutt’altro che lineare del dopo voto, a partire dalla famigerata riunione del 20 ottobre scorso al siège, quando fu proprio Girardini ad aprire per primo a un accordo di governo con l’Union Valdôtaine. In quell’occasione Emily Rini si collegò da remoto, impegnata a Roma, mentre in presenza, per Forza Italia e La Renaissance, c’era solo lui, nella doppia veste di presidente di partito e negoziatore solitario.
Peccato che l’idillio durò meno di un weekend lungo. Pochi giorni dopo, Girardini fu costretto a fare marcia indietro su tutto: accordo politico, gruppo consiliare unico già formalizzato con Forza Italia e prospettive di collaborazione futura. Il motivo? Una Lega decisamente poco incline al pluralismo, che nel frattempo aveva già scritto il ricorso comunale in autonomia, scelto lo studio legale senza consultazioni e messo sul tavolo un aut aut degno dei migliori manuali di realpolitik: o molli Forza Italia, o resti solo con il ricorso in mano.
Considerato che La Renaissance, struttura alla mano, non brilla esattamente per solidità organizzativa, Girardini ha optato per l’appiattimento totale sulle posizioni della Lega. Una scelta che però ha fatto saltare i nervi a gran parte dei candidati, convinti che il progetto con Forza Italia fosse politicamente sensato e, soprattutto, premiato dagli elettori.
Il finale è da commedia dell’assurdo: alla richiesta di un chiarimento collettivo avanzata praticamente da tutti i candidati, Emily Rini risponde con un rassicurante “Presente!”, mentre Girardini sceglie la via più moderna del dissenso politico: abbandonare la chat. Sipario.
Morale della favola: mentre La Renaissance si interroga su cosa sia andato storto, Forza Italia continua a fare proseliti, apparecchia la tavola e si ritrova con nuovi commensali. In Valle d’Aosta, a quanto pare, la politica non sarà mai una scienza esatta, ma almeno resta un eccellente spettacolo.













