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Consiglio Valle Comuni | 27 dicembre 2025, 08:00

Bilancio e buone intenzioni: Marguerettaz bacchetta l’opposizione e difende la “credibilità autonomista”

Durante il dibattito sul bilancio 2026, il capogruppo dell’Union Valdôtaine Aurelio Marguerettaz rivendica il consenso popolare degli autonomisti, respinge le critiche dell’opposizione e accusa i partiti nazionali di incoerenza e narrazioni dannose per la Valle d’Aosta

Aurelio Marguerettaz

Aurelio Marguerettaz

Intervenire dopo una lunga sequenza di critiche non è mai semplice. Aurelio Marguerettaz lo ammette subito, con una punta di ironia: «È un po’ un compito ingrato intervenire dopo una serie di interventi che ho avuto modo di ascoltare». Poi però ingrana, e il suo intervento diventa una difesa politica a tutto campo del bilancio regionale 2026 e, soprattutto, della legittimità della maggioranza autonomista.

Nel mirino finiscono subito gli avversari, accusati di distribuire “lezioni di coerenza” con una certa disinvoltura. Marguerettaz non risparmia nessuno, nemmeno chi – dice – arriva perfino a fare «i complimenti a Carrel», parlando da ex compagno di viaggio politico. Ma il punto, chiarisce, non è personale: «Credo valga la pena fare un ragionamento di natura politica».

Il capogruppo unionista ricorda che il bilancio in discussione è figlio del DEFR approvato prima delle elezioni regionali. Un dettaglio non secondario, perché «era in qualche modo conosciuto dall’elettorato». E da qui la conclusione: la Valle d’Aosta ha votato consapevolmente, con una partecipazione ben più alta rispetto al resto d’Italia. «Altre regioni hanno almeno venti punti percentuali in meno. La comunità valdostana ha ancora una buona considerazione della politica».

E soprattutto ha scelto: «Gli autonomisti non hanno il 40%, hanno il 62%». Altro che “forza dei numeri”: «Abbiamo la forza dei numeri perché abbiamo il consenso popolare». Una stoccata neanche troppo velata alla maggioranza nazionale guidata da Giorgia Meloni, che governa – dice – «con il consenso di una minoranza».

Sul bilancio, Marguerettaz riconosce che non è perfetto e che ci sono capitoli deficitari, ma difende l’impostazione complessiva: «Abbiamo dovuto coniugare i bisogni di tutti». Sanità, enti locali, agricoltura, imprese: governare significa tenere insieme tutto, non fare “zoom” solo su singoli aspetti, per quanto importanti. E qui arriva un altro affondo: «Voi fate un’analisi puntuale, ma di dettaglio».

Quanto al “confronto”, il capogruppo chiarisce la sua idea senza giri di parole: «Il confronto c’è stato. Se per voi confronto vuol dire che dobbiamo aderire a quello che proponete, allora non stiamo parlando di confronto, stiamo facendo politica». Politica, aggiunge, che anche l’opposizione fa legittimamente per intestarsi alcuni temi, ma senza illudersi di esserne l’unica depositaria.

Particolarmente duro il passaggio sulla sicurezza e sulla narrazione della Valle d’Aosta. Marguerettaz contesta l’immagine di una regione dipinta come “Far West”: «Questo fa male alla Valle d’Aosta, fa male alla promozione turistica». Un conto, spiega, è far emergere i problemi e cercare soluzioni; un altro è «fare speculazione politica parlando male di casa propria».

Stesso discorso per la viabilità: i problemi esistono, ma spesso dipendono da infrastrutture nazionali e non dalla Regione. Meglio, secondo Marguerettaz, fare proposte concrete – come quelle sugli scaglionamenti dei rientri turistici – piuttosto che alimentare un racconto catastrofista.

Non manca poi l’affondo sui partiti nazionali e sulla loro “coerenza”. Dal dibattito sulle pensioni alle accise, il capogruppo unionista ironizza: «Se questa è coerenza, io non sono Sant’Antonio, sono San Francesco e sono quasi più su». Ricorda i video di Meloni contro le accise, finite poi per aumentare, «proprio su chi ha meno capacità finanziarie».

Infine, una lettura tutta politica dei risultati elettorali: i Cinque Stelle scomparsi, la Lega ridimensionata, i partiti nazionali con un’incidenza «modesta». Diverso il caso degli autonomisti: «L’incidenza per noi è forte perché la gente sa che siamo credibili. Non diamo risposte perfette, ma rispondiamo. Siamo sempre lì».

In chiusura, Marguerettaz concede che tutti gli interventi ascoltati siano animati da buone intenzioni. Ma avverte, citando a modo suo: «La strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni». E il messaggio politico è chiaro: governare, più che predicare, significa scegliere. Anche a costo di scontentare qualcuno.

pi.mi.

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