Se pensavate che bastasse avere autonomia e montagne alle spalle per amministrare senza problemi, il MAQI vi riporta con i piedi per terra. L’indice, che analizza 7.725 Comuni italiani attraverso 11 indicatori, misura la qualità degli impiegati, le competenze dei politici e la gestione finanziaria. E, anche qui da noi, il risultato non è proprio esaltante.
Prendiamo ad esempio i nostri politici: l’indice segnala che, in diversi Comuni valdostani, il livello di istruzione degli amministratori è sotto la media nazionale, e la percentuale di chi ha competenze tecniche o gestionali documentate non è alta. Non stiamo parlando di formalità accademiche: governare significa capire bilanci, leggi, regolamenti e prendere decisioni strategiche. E qui il MAQI mostra che la preparazione non è uniforme.
Gli uffici comunali, poi, spesso arrancano. Organico ridotto, turnover quasi inesistente e assenteismo non sempre trascurabile: il risultato è che l’efficienza nella gestione dei fondi, anche quelli europei, rischia di rimanere sulla carta. La burocrazia diventa un labirinto da attraversare più che uno strumento di governance.
E i bilanci? Spesa rigida, investimenti bassi, riscossione delle entrate lenta. In pratica, soldi ce ne sarebbero, ma spenderli bene diventa un’impresa. Il vecchio detto municipale “i soldi non mancano, manca il tempo per spenderli” sembra scritto proprio sul rapporto MAQI.
Altri dati interessanti della ricerca mostrano che i Comuni di piccole dimensioni e delle aree interne — molti dei quali in Valle d’Aosta — soffrono particolarmente per la scarsa formazione continua dei politici, la debolezza della programmazione pluriennale e la leadership che in alcune situazioni fatica a emergere. Anche l’attrattività per giovani e professionisti qualificati resta limitata: poche opportunità, concorsi deserti, ruoli chiave non sempre coperti.
In questo quadro, mentre Sondrio conquista i titoli nazionali come Comune modello, qui da noi la fotografia è più complessa: non siamo ultimi, ma nemmeno un esempio da seguire. In una regione che fa dell’autogoverno la propria bandiera, è un campanello d’allarme chiaro: autonomia senza preparazione rischia di restare solo una bella dichiarazione d’intenti, mentre la politica continua a navigare a vista.













