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ATTUALITÀ | 02 settembre 2025, 23:46

Velina Rossonera e Arcobaleno

Cronache semiserie da Palazzo regionale e non solo: indiscrezioni, frecciate e silenzi dal teatrino politico valdostano

Velina Rossonera e Arcobaleno

Oggi le Betoneghe non avendo scoperto nulla ed essersi perse nei meandri della Cave di via De Tillier diventata il loro osservatorio e la loro redazione, ci deliziano con racconto di fantapolitica dove analogie con eventuali realtà sono del tutto casuali. E qui comincia il racconto fantapolitico che speriamo non sia frutto di troppo latte bevuto in mayen.

Nella nostra amata Valle d’Aosta, dove la montagna veglia e i campanili suonano a festa, accadono cose che neanche la più fervida fantasia delle Betoneghe avrebbe potuto immaginare.  Pare che un membro di giunta, non pago di occuparsi della cosa pubblica, abbia pensato bene di allargare il concetto di “servizio alla comunità” fondando, assieme a due consigliere comunali, un’associazione privata. Fin qui nulla di male, direte. Ma ecco la magia valdostana: l’associazione non vive di tessere, volontariato o autofinanziamento, bensì anche di fondi comunali. Sì, i soldi dei cittadini, che fanno un bel giro e finiscono dritti dritti nelle casse del sodalizio.

Ma non finisce qui, perché l’associazione ha una governance che ricorda le soap opera sudamericane: nel direttivo troviamo un congiunto del membro di giunta, la madre di una consigliera comunale e persino l’altra consigliera in carne e ossa. Un incastro perfetto, degno di un manuale di diritto amministrativo scritto a tinte tragicomiche. Odore di conflitto di interessi? Aroma di peculato? Sospetto di trasparenza evaporata? Qui siamo oltre, qui siamo alla grande cucina degli intrecci familiari.

E come se non bastasse, all'ombra del medesimo campanile vige una nuova moda: intitolare alberelli e panchine ad amici, parenti e conoscenti degli amministratori. Non lapidi né piazze, per carità, troppo ingombranti: molto meglio una panchina vista torrente o un alberello piegato dal vento, che in fondo sono più discreti ma non meno simbolici. Il sospetto, però, è che la memoria pubblica venga usata come un bigliettino da visita personale, e allora la domanda sorge spontanea: quanto verde dovremo piantare per soddisfare tutti i legami di sangue e d’amicizia degli amministratori?

Infine, per non farci mancare nulla, ecco l’assessore fantasma: mai visto alle riunioni di Giunta, eppure il gettone lo incassa regolarmente. Un’assenza così presente da meritare forse l’intitolazione di una panchina a lui stesso, “al valor del gettone”.

Insomma, trasparenza, integrità, etica? Parole che sembrano scivolare via come neve al sole. Ma per fortuna ci sono loro, le Sentinelle del Tombino alias le Betoneghe, che alzano il coperchio e guardano dentro. Perché a volte, sotto i tombini, si trovano più verità che nelle delibere comunali.

Firmato: Le Sentinelle del Tombino – alias Le Betoneghe

Firmato: Le Sentinelle del Tombino – alias Le Betoneghe

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