Per venticinque anni, i grattacieli del Quartiere Cogne sono stati il perfetto esempio di un progetto urbanistico che Aosta avrebbe voluto dimenticare. Amati da pochi e detestati da molti, questi edifici sono stati definiti dai cittadini “l’ecomostro di Cogne”, diventando simbolo di scelte architettoniche controverse e di una pianificazione che sembrava spesso andare a rimorchio delle polemiche più che delle esigenze reali.
La Giunta guidata da Gianni Nuti, che nonostante l’uscita di scena elettorale dei “turchi” ha mantenuto la barra dritta, ha deciso di scrivere la parola fine su questa vicenda. I lavori di demolizione procedono speditamente, e come sottolinea Corrado Cometto, assessore competente: “Abbiamo adottato tutte le cautele necessarie per limitare al massimo la dispersione di polveri nell’ambiente. A questo scopo è stato istituito un sistema di monitoraggio locale che integra quello già attivo dell’ARPA”.
Non mancano episodi che raccontano lo spirito con cui l’impresa sta affrontando il lavoro. Durante un temporale serale, i demolitori hanno scelto di proseguire le attività, approfittando di condizioni naturali che riducono il sollevamento di polveri. “E chi meglio della pioggia può contenere il sollevamento delle polveri?” commenta Cometto. In poche ore, quasi due piani sono stati abbattuti, grazie anche alla collaborazione dei due cannoni nebulizzatori installati sulla pinza demolitrice.
Dietro a questa demolizione c’è una storia lunga decenni. Tra i primi progetti, bocciature, promesse elettorali mai mantenute e idee di riconversione dell’area – da parcheggi a spazi verdi – i grattacieli sono stati più volte protagonisti di discussioni in Consiglio comunale, scandali mediatici e dibattiti da bar. Nessuno dimentica le campagne elettorali passate, in cui la loro sorte veniva promessa come un cavallo di battaglia, salvo poi rimanere impantanata tra vincoli burocratici e polemiche politiche.

Oggi, mentre il Quartiere Cogne si libera finalmente della pesante presenza dei grattacieli, si apre uno scenario nuovo. L’area, una volta liberata, potrebbe essere trasformata in uno spazio urbano più armonioso e accessibile, restituendo respiro al contesto circostante e al Santuario di Maria Immacolata. Cometto sottolinea come questa demolizione dimostri che “con la giusta organizzazione, attenzione all’ambiente e spirito di collaborazione, anche interventi complessi possono essere portati a termine rapidamente e senza compromettere la sicurezza”.
E mentre gli abitanti guardano il lento, ma inesorabile smantellamento dell’ecomostro, resta un pensiero ironico: venticinque anni di chiacchiere, dibattiti e promesse elettorali non hanno prodotto altro che tre torri in cemento armato, ma alla fine… la pioggia, l’ingegno e la professionalità hanno fatto ciò che la politica aveva promesso invano per un quarto di secolo.













