C’è un posto in rue De Tillier scoperto dalle Betoneghe che finalmente hanno così trovato pace: La Cave. Ma non una grotta buia e umida, no no. È una caverna dell’anima, un rifugio per orecchie affaticate dal bla bla istituzionale, un’oasi acustica tra una flute di vino e una battutaccia sugli assessori. Riaperta da circa un annetto, La Cave è riuscita in un’impresa titanica: riportare un po’ di genuina valdostanité nel cuore di Aosta, senza scadere nella folclorizzazione da brochure turistica. Un po’ bar, un po’ agorà. Più che cave, pare una ca’ ve trovi quello che ti serve: festa, cultura, dialetto, artisti veri e soprattutto politica a bassa voce, che poi quando si scaldano diventano comizi da sottoscala. Dalla Coumba alla Bassa Valle, passando per quelli che parlano solo italiano ma ci mettono passione, si discute. Un nuovo ufficio stampa per le Betoneghe che inseriremo d’ora in poi in tutte le veline: bollettini di guerra elettorale e pettegolezzi da retrobottega, con un taglio secco, un vino buono e una risata amara.
E a proposito di elezioni, pare che ad Aosta per chiudere le liste ci voglia un miracolo più grosso di quello della moltiplicazione dei pani e dei pesci. A sinistra si litigano anche su chi prende il microfono e chi fa i cartelloni. Il Pd cerca autore, regista, truccatore e pure l’uscere, con la Titti che non sa più come proporsi (e non ditelo troppo forte, che magari arriva vestita da influencer). Intanto il Tonino, moderato a parole ma Everestiano nei modi, cerca di tenere insieme il gruppo come un frate certosino con lo scotch carta. A sinistra della sinistra, invece, ormai è questione di vita o di estinzione. C’è chi predica, chi medita e chi rosica.
Al centro, il Carrel che si crede Napoleone ma rischia la Waterloo: politicamente arrogante, mette in difficoltà i suoi come Aggravi e Borbey, al limite del collasso nervoso. A sentire le Betoneghe, a PLA e Forza Italia Aosta frega meno di zero: il focus è sulle regionali, e a ‘sto giro la città è solo un fastidio da evitare come un tombino scoperchiato.
Girardini? L’imprimatur da Roma non arriva, e trovare un vice di peso è come cercare un panda in via Parigi. Gli avversari tifano per lui, ma non per bontà: semplicemente non è visto benissimo in città. In più, c’è chi sussurra problemi e malumori nell’entourage: roba che neanche in un episodio di Succession.
Uv alla finestra, a osservare centro e Pd come un gatto pigro che guarda due topi che si rincorrono. Aspettano che trovino la quadra, se possibile senza troppo rumore. La lista di Tedesco, intanto, cresce in silenzio, piace ai giovani e rosicchia voti a Cinque Stelle e Avs come il tarlo la trave.
Sul fronte Regione, Forza Italia dà il benvenuto a Sorbara, con annesso conseguentemente benservito a Marquis. Baccega, per ora, galleggia con un salvagente blu. Ma se il quorum non lo si raggiunge, addio barche, remi e sogni di gloria. La Lega? Ha perso il mondo agricolo, e Vannacci è il nuovo punto di riferimento: altro che Salvini, qui si vola basso ma con elmetto. Fratelli d’Italia? Mal di pancia a go-go, distinguo in salamoia, Zucchi che va stretto a Lattanzi e voci di possibili “rimpasti” post-elettorali. Si dice che i segretari di partito si vedano più in sogno che in riunione. Dividi et impera, ma senza troppa classe.
In casa UV si vive la cosiddetta pace armata. Tutti sicuri di entrare, e per fortuna ci sono i sindaci a dare una parvenza di realtà. Peccato che per loro, al momento, entrare sia un’impresa epica.
A livello nazionale, si vocifera di elezioni nel 2026 per capitalizzare, ma se si slitta al 2027 allora si vota in primavera, ché l’autunno è umido e porta male. La Meloni, si dice, vuole staccare le Regionali dal
Come detto Le Betoneghe, sempre a caccia del gossip istituzionale, hanno trovato il loro nuovo quartier generale: La Cave. Altro che Sala Stampa del Consiglio, qui si spiluccano verità tra un bicchiere e una battuta velenosa. È il loro osservatorio privilegiato, con vista panoramica sugli inciuci di Palazzo. Nasce così la prima redazione enologica della politica valdostana. Titolo di studio richiesto: orecchio fino e lingua biforcuta.
La Cave non è solo un bar: è un rifugio per spiriti critici, una tana per chi preferisce il Pinot Nero ai comunicati ufficiali













