È rimasto appeso nel vuoto per ore, in balia del vento e del destino, aggrappato a una corda sulla parete del Dente del Gigante. Si è concluso solo in tarda serata un intervento drammatico e carico di tensione, messo in campo dal Soccorso Alpino Valdostano e dal Sagf – il Soccorso alpino della Guardia di Finanza – per salvare un alpinista in difficoltà in una delle zone più impervie del massiccio del Monte Bianco.
L’allarme è scattato nel pomeriggio, quando un rocciatore, impegnato in cordata con un compagno sul celebre spigolo della montagna, è rimasto bloccato, sospeso nel vuoto. Impossibile recuperarlo via elicottero: il vento forte, impietoso, ha reso vani i diversi tentativi messi in atto dall’equipaggio dell’elisoccorso. Ogni minuto che passava aumentava il rischio, alimentando la tensione tra cielo e parete.
Con il fallimento dei tentativi aerei, è scattato il piano B: il recupero via terra, con tecnica alpinistica. Le squadre SAV e Sagf sono state elitrasportate fino alla base del Dente del Gigante, e da lì hanno iniziato la risalita lungo la via Normale. Un’ascensione tecnica, impegnativa, condotta con precisione e coraggio, fino al punto dell’incidente.
L’alpinista, ancora in stato di choc ma cosciente, è stato raggiunto e assistito sul posto. Il suo compagno, illeso, è rimasto accanto a lui per tutta l’attesa. Entrambi sono stati accompagnati in discesa fino a Punta Helbronner, sempre via terra, in una marcia forzata contro le condizioni meteo ormai in peggioramento.
Le nuvole basse e il vento non hanno mai dato tregua: anche il recupero finale in elicottero è stato annullato. Decisiva, in extremis, la disponibilità della funivia SkyWay Monte Bianco, rimasta operativa oltre l’orario di chiusura per permettere alla squadra di rientrare a Courmayeur, stremata ma salva.
L’alpinista è stato poi affidato alle cure del personale sanitario e trasportato in ospedale per gli accertamenti diagnostici. Le sue condizioni, secondo quanto si apprende, non sarebbero gravi.
Una storia a lieto fine, ma che ha tenuto tutti col fiato sospeso. Una vicenda che conferma, ancora una volta, l’estrema difficoltà delle operazioni in alta montagna e il valore degli uomini e delle donne del soccorso alpino, capaci di affrontare l’impossibile, anche quando l’aria si fa sottile e il vento diventa nemico.












