Nel cuore della cultura rurale valdostana batte forte il ritmo dei Combats de reines, una tradizione che non è solo zootecnia, ma identità, appartenenza, comunità. Lo ha ricordato con forza l’interrogazione discussa nella seduta consiliare del 19 giugno 2025, quando il gruppo Lega Vallée d’Aoste ha chiesto conto dell’impegno pubblico per difendere e valorizzare un patrimonio che rischia di essere frainteso, sminuito, travisato.
«È fondamentale chiarire che questa tradizione non può essere paragonata alle corride spagnole e non comporta alcun maltrattamento animale, essendo fondata sul confronto naturale tra bovine» ha spiegato il Vicecapogruppo Erik Lavy, chiedendo alla Giunta quali azioni siano state messe in campo, in accordo con l’Association régionale Amis des Batailles de reines, per spiegare e far conoscere questi eventi alle nuove generazioni e al pubblico non rurale.
Erik Lavy
La risposta dell’Assessore alle risorse naturali Marco Carrel è arrivata puntuale: «I Combat sono l'espressione del profondo legame tra comunità, territorio e cultura zootecnica. Li sosteniamo con convinzione, anche economicamente, perché rappresentano un cardine della nostra identità.» I contributi pubblici ammontano a 182mila euro all’anno, suddivisi tra le varie associazioni che organizzano i Combat delle bovine, dei modzon e delle capre, con un ulteriore finanziamento per l’interscambio con il Piemonte. Ma non è solo questione di fondi: il sostegno si concretizza in campagne di comunicazione, produzione video, presenze fieristiche, e anche in strumenti divulgativi come la brochure Agricult, giunta alla terza edizione.
«Oggi i Combat sono anche un fenomeno turistico capace di attrarre pubblico e giovani allevatori – ha spiegato Carrel – e per questo servono strumenti di comunicazione efficaci, in grado di raggiungere pubblici diversi, anche attraverso i social.»
Marco Carrel
Su questo punto, però, il consigliere Lavy ha insistito: «Promuovere le manifestazioni è importante, ma è diverso dal sensibilizzare chi non ha alcun legame con il mondo agricolo. Serve una narrazione autentica, fatta da persone competenti che sappiano spiegare davvero cosa rappresentano i Combat. In caso contrario, si lascia spazio a chi li banalizza o li attacca per ignoranza.»
Non è solo questione di folklore, insomma. I Combats de reines non sono intrattenimento, non sono spettacolo. Sono riti arcaici di una civiltà rurale ancora viva, che si trasmette da madre in figlia, da stalla a pascolo, da arena a fiera. Raccontarli male – o non raccontarli affatto – significa abbandonare un pezzo d’anima della Valle d’Aosta.
Et si la défense de nos traditions passe aujourd’hui par les réseaux sociaux autant que par les alpages, alors il est temps de raconter nos combats comme ils sont vraiment : une fête du troupeau, une fierté de l’éleveur, une page vivante de notre histoire.