Se la Valle d’Aosta fosse una famiglia, quella del caregiver sarebbe senz’altro la stanza più trascurata della casa. Eppure, è lì che si svolge il lavoro più silenzioso, faticoso e indispensabile di tutti: prendersi cura di un parente non autosufficiente, spesso senza un aiuto né una parola di riconoscenza.
Ecco, la politica regionale ci ha fatto l’ennesimo regalo: una proposta di legge per valorizzare e sostenere questi “eroi del quotidiano” è stata bellamente bocciata. Non da un’opposizione agguerrita, ma dalla maggioranza stessa, che ha scelto la strada comoda dell’astensione, l’arte sottile del “ni” che non dice né sì né no, ma di fatto blocca tutto.
La motivazione? Che la legge era incompleta, con troppe lacune e risorse insufficienti. In pratica, “non ci sono dati certi, non ci sono soldi a sufficienza, aspettiamo la legge nazionale”. Una tiritera che ormai conosciamo a memoria, roba da far sbadigliare anche il più paziente.
Ma davvero dobbiamo aspettare Roma ogni volta che c’è un problema urgente qui da noi? Per la Valle d’Aosta, che perde abitanti come un colabrodo e invecchia più di un formaggio stagionato, questa attesa è una condanna. Mentre i numeri degli anziani e dei disabili crescono, i caregiver restano invisibili, senza tutele e con il peso di un lavoro che nessuno vede.
Il testo del Progetto Civico Progressista non era perfetto, certo. Poteva e doveva essere migliorato. Ma bloccarlo del tutto significa mandare all’aria un’occasione preziosa per dare almeno un segnale. Perché il tempo non si ferma e la realtà di chi si sacrifica ogni giorno non può aspettare i tempi biblici della burocrazia e della politica nazionale.
Nel frattempo, i soldi stanziati sono pochi, troppo pochi, e mancano misure concrete come il riconoscimento previdenziale o il prepensionamento. Insomma, si vuole aiutare, ma senza fare il passo decisivo.
Ecco il quadro: una proposta che avrebbe potuto essere la base per una legge moderna e coraggiosa, e invece si arena in un mare di burocrazia e prudenza. La solita storia di chi parla di autonomia e poi aspetta sempre le direttive da Roma.
È un paradosso che fa male, soprattutto a chi, tra un turno di notte e una visita medica, continua a prendersi cura di un familiare senza diritti, senza sostegni, ma con un cuore grande e tanta fatica sulle spalle.
La Valle d’Aosta ha bisogno di meno parole e più fatti. Di meno scuse e più coraggio. Perché i caregiver familiari non possono più aspettare. E nemmeno noi.
Chi più di tutti ha messo il dito nella piaga è stata la promotrice, la Consigliera Erika Guichardaz (PCP): «La Valle d’Aosta perde abitanti e invecchia rapidamente, mentre i caregiver restano invisibili. Bloccare questa legge significa ignorare la realtà e rimandare sine die una risposta che serve, e serve subito.»
Il risultato? Una bocciatura con 28 astensioni e solo 7 voti favorevoli. La solita storia di chi parla di autonomia e poi aspetta sempre le direttive da Roma. Nel frattempo, i soldi stanziati sono pochi, troppo pochi, e mancano misure concrete come il riconoscimento previdenziale o il prepensionamento. Insomma, si vuole aiutare, ma senza fare il passo decisivo.
È un paradosso che fa male, soprattutto a chi, tra un turno di notte e una visita medica, continua a prendersi cura di un familiare senza diritti, senza sostegni, ma con un cuore grande e tanta fatica sulle spalle.
La Valle d’Aosta ha bisogno di meno parole e più fatti. Di meno scuse e più coraggio. Perché i caregiver familiari non possono più aspettare. E nemmeno noi.